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Dalle Microplastiche alle plastiche nascoste. Seconda puntata.

Ciao Margherita! E come ci piace dire, Grazie per essere una #rebel! Siamo pronti per il secondo appuntamento delle nostre 4 Chiacchiere. Come per l’articolo di maggio, ti proponiamo anche oggi 4 domande e 1 consiglio sul tema. Oggi però entriamo nel vivo della rubrica, e ti facciamo delle domande più specifiche. Iniziamo subito!

4 Chiacchiere con Margherita Cortini.

1# Margherita, tecnicamente, cosa si intende quando parliamo di microplastiche?

Le microplastiche sono piccolissime particelle di plastica, di dimensioni variabili, ma sempre sotto i 5 mm di diametro. Se le loro dimensioni sono al di sotto dei 1m (micron) si parla di nanoplastiche. Le microplastiche possono originare da qualsiasi oggetto in plastica, il più delle volte per abrasione o consumo, hanno forma regolare o irregolare e sono insolubili in acqua.

La plastica, infatti, ha lo spiacevole vizio di non biodegradarsi, bensì di spezzettarsi in particelle sempre più piccole, le microplastiche, appunto.

Negli ultimi 70 anni abbiamo assistito a una crescita della produzione di materie plastiche, al punto che possiamo dire di vivere in un mondo di plastica. Sono state riportate microplastiche in prodotti alimentari (cozze, pesce, sale, zucchero e acqua in bottiglia) e sono talmente ubiquitarie che viene comunemente detto che mangiamo 5g di plastica a settimana, l’equivalente di una carta di credito…

2# In QUESTO articolo del WWF è specificato che su 450 milioni di plastiche prodotte annualmente, ben 8 milioni finiscono negli oceani. La domanda più banale che vogliamo farti è: come fanno a finire negli oceani?

Proviamo a pensare ad una nostra giornata tipo: ci svegliamo e facciamo colazione, poi ci rendiamo conto che abbiamo una montagna di panni sporchi da lavare e infiliamo tutto in lavatrice. A seguire usciamo ed entriamo in un bar, dove compriamo una bottiglietta d’acqua che ci viene consegnata in una busta di plastica. Ma fuori c’è vento e il sacchetto di plastica vola via chissà dove. Poi andiamo al mercato a comprare del pesce, che è stato pescato con una rete da pesca che però si è impigliata e una parte si è strappata, rimanendo in mare.

Ognuna di queste azioni genera microplastiche: i vestiti in poliestere che si consumano ad ogni lavaggio in lavatrice generano particelle di plastica che entrano in mare; la bottiglietta di plastica e il sacchetto volato via potrebbero finire direttamente in mare; la rete da pesca è uno degli oggetti in plastica che più spesso si trovano in mare. 

Ogni oggetto in plastica può in teoria finire in mare. Questo succede da noi, in Europa, ma succede ancora più spesso in paesi in via di sviluppo come l’Indonesia, India e Cina, che raccolgono la plastica esportata da “noi ricchi” ma, non avendo risorse a sufficienza per smaltirla correttamente, la riversano direttamente nei fiumi e nei mari.

Avete mai visto le immagini di “fiumi di plastica”, letteralmente? Ecco, quella è spesso la “nostra plastica”, che per lungo tempo abbiamo preferito regalare ad altri, semplicemente perché ne produciamo troppa.

plastica nei fiumi

3# Parlando del nostro paese e del mar Mediterraneo, abbiamo letto in QUESTO articolo che, la maggior parte delle microplastiche presenti nel nostro mare dipende da pneumatici, tessuti, cosmetici e pellet di plastica. Come accade tutto questo?

Come dicevamo, la plastica si spezzetta in piccolissimi pezzettini. Il suo spezzettamento è maggior quanto maggiore è la sua usura o abrasione. Gli pneumatici delle auto, ad esempio, subiscono abrasione continua sull’asfalto e questo genera il rilascio di milioni di microparticelle nell’ambiente.

La maggior parte dei tessuti a poco prezzo è ormai fatta in fibre sintetiche derivate dalla plastica: ogni lavaggio in lavatrice determina quindi il rilascio di parte di queste fibre, che entrano nei nostri mari e nelle nostre acque. Ma la stessa cosa vale per la suola delle scarpe, per le bottigliette di plastica, la cui apertura e chiusura genera abrasione sul tappo. Ecco, ogni singolo gesto che ci porta ad “usurare” un oggetto in plastica genera microplastiche, spesso troppo piccole per poter essere viste o percepite.

4# Le microplastiche sono arrivate anche in Antartide, nella neve appena caduta. Come è possibile? È davvero l’inizio della fine?

Come accennavamo, le microplastiche sono talmente piccole che nella maggior parte dei casi è impossibile rendersi conto della loro presenza. Le loro microscopiche dimensioni fanno sì che siano talmente leggere da poter essere trasportate anche a grandissima distanza nell’aria. E la quantità di plastica che ancora oggi produciamo è talmente alta che non ci dovrebbe stupire più di tanto il fatto che sia stata trovata anche dall’altra parte del pianeta. Siamo talmente pervasi dalla plastica che qualcuno chiama la nostra epoca storica Plasticene. Dobbiamo ormai accettare che la plastica è, letteralmente, in ogni dove, anche se sembra assurdo pensarlo.

TIPS # In una situazione che sembra davvero essere più grande di noi, in realtà, l’atteggiamento del singolo diventa davvero prezioso. Quali sono le tre cose che dobbiamo assolutamente iniziare a fare per provare a cambiare lo status quo?

Io penso che la prima cosa necessaria sia una presa di coscienza. Sapere che la plastica è un problema reale, enorme e pervasivo è ciò che ci può spingere ad un cambio di mentalità. Sapere che le microplastiche sono state ritrovate in Antartide può spaventare, ma può essere anche la molla che ci permette di non voler più contribuire a tutto questo.

Il cambio di mentalità deve, soprattutto, riguardare una riduzione degli acquisti di oggetti in plastica di cui si può fare a meno.

No, quindi al monouso in plastica, come prima cosa. No, ai piatti, ai bicchieri e alle posate in plastica.

Il secondo oggetto di cui si fa larghissimo consumo, specialmente in Italia, sono le bottigliette d’acqua. Pensate alla quantità d’acqua in bottiglia consumata da ciascuno di noi in un anno. Non potremmo cercare di diminuirla?

Il terzo consiglio riguarda l’abbigliamento. Abbiamo realmente bisogno dell’ennesima maglietta in poliestere comprata a 4 euro? Valutiamo, se possibile, l’acquisto di materiali naturali e non di fibre sintetiche. Scoprirete, tra l’altro, che sono anche molto più piacevoli sulla pelle!

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1 comment

  1. […] ben ritrovata al nostro consueto appuntamento mensile! Lo scorso giugno siamo entrat* nel vivo del tema di plastiche e microplastiche. Questa settimana ci piacerebbe proseguire in questa direzione. Ma iniziamo […]

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