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Abbiamo trovato un articolo molto interessante di National Geographic che traduciamo qui sotto. Le parole, gli acronimi, mutano nel corso del tempo. Quando questi rappresentano una comunità, raccontano il percorso, le lotte, i principi, la storia e le storie. Da LGBT a LGBTQIA+ è una evoluzione di consapevolezza che non è esaurita, continua.

Da dove arriva il termine Lesbica.

Tra tutte le lettere dell’acronimo LGBT, la L è stata in assoluto la prima a nascere. Per secoli la parola è stata associata alle opere di Saffo, un’antica poetessa greca originaria dell’isola di Lesbo che scrisse sull’amore e la passione tra donne.

L’uso più antico del termine per descrivere l’amore tra persone dello stesso sesso, è stato fatto risalire al XVII secolo. Ma è nel 1890 che si sancisce il suo utilizzo, quando cioè venne inserito in un dizionario medico in lingua inglese e in svariati libri sulla psicologia e la sessualità. Nel corso del tempo ha conosciuto una popolarità crescente, finché non venne adottato da donne che segretamente, ma con orgoglio, amavano altre donne.

L’alba dell’omosessualità e bisessualità.

Karl Heinrich Ulrichs, un avvocato e scrittore tedesco del XIX secolo che potrebbe essersi identificato come gay, fu il primo a cercare di etichettare la sua comunità. Già nel 1862, usò il termine “Urning” per riferirsi agli uomini che erano attratti da altri uomini. “Noi Urning costituiamo una classe speciale del genere umano”, scrisse. “Siamo un nostro genere, un terzo sesso.”

Ma il termine fu rapidamente sostituito da una parola coniata dal giornalista austro-ungarico Karoly Maria Kertbeny. Nel 1869, il governo prussiano contemplò di aggiungere alla Costituzione un termine che definisse il divieto dell’amore tra due uomini.  

In risposta, Kertbeny scrisse una lettera appassionata e anonima al ministro della giustizia prussiano definendo la proposta di legge uno “scioccante nosense”, in quel contesto usò la parola “omosessualità”, parola che aveva coniato in una sua precedente missiva all’ Ulrichs. Kertbeny coniò anche il termine eterosessuale, per riferirsi a coloro che sono attratti da persone del genere opposto, e bisessuale, riferendosi a persone attratte sia da uomini che da donne.

La lettera di Kertbeny sottolineava che l’attrazione verso persone dello stesso genere era innata e sfidava la convinzione dominante che fosse vergognosa e dannosa. I termini inventati da Kertbeny vennero adottati sia dai primi gruppi per i diritti gay che dai professionisti nell’ambito della psicologia.

Gay: rivendicare un insulto.

Successe che alla fine degli anni ’60, gli attivisti rivendicarono un insulto vecchio di decenni: “gay.”

Nel corso del XX secolo, l’attrazione e le attività sessuali tra persone dello stesso sesso vennero in gran parte bandite, “gay” e altri insulti nati con l’intento di denigrare le persone LGBTQ+ erano comuni. Benché le sue origini siano oscure, il termine “gay” è stato infine adottato da uomini che hanno deciso di sfidare lo status quo dominante con l’aperta manifestazione del loro amore e dei loro legami.  

A quei tempi però gli attivisti usavano anche altri termini come: variante sociale, deviante e “Homophile”, che significa “stesso amore”, nel tentativo di eludere gli insulti comunemente usati, nonché enfatizzare le loro relazioni affettive e protestare contro leggi discriminatorie.

Queste parole erano “il mezzo col quale gli individui potevano dare un senso alle proprie esperienze, il loro essere omosessuali in un ambiente omofobo”, scrive il sociologo J. Todd Ormsbee.

Nel 1980, il saggista Edmund White scrive che il termine “gay” aveva scalzato tutti gli altri nel definire gli uomini attratti da altri uomini. White ha attribuito la sua crescente popolarità al fatto che è: “una delle poche parole che non si riferisce esplicitamente all’attività sessuale.” Gay veniva usato sia per riferirsi a uomini che amano gli uomini, sia a chiunque esprimesse una preferenza per il proprio genere o esprimesse una divergenza di genere.

Bandiera originale del Pride del 1977 di Gilbert Baker
Bandiera originale del Pride del 1977 di Gilbert Baker

“Transgender” diventa parte di LGBT.

Negli anni ’90, i legami storici sia nella vita quotidiana e nell’attivismo tra lesbiche, gay e bisessuali portarono all’adozione diffusa dell’acronimo LGB (lesbiche, gay e bisessuali).

Per un altro termine che ora fa parte della sigla moderna, ci è voluto più tempo per farsi accettare: “transgender.” Anche se le persone trans sono sempre esistite nel corso della storia, il termine è venuto alla luce solo negli anni 60. Gli storici hanno fatto risalire il primo uso del termine in un testo di psicologia del 1965, reso poi popolare da attiviste transfemministe come Virginia Prince, le quali sostenevano che il sesso e il genere sono entità separate. Da quel periodo in poi il termine “transgender” fu adottato e integrato.

Di come “queer” è diventato mainstream.

L’aggiunta più recente all’acronimo è la Q. Queer.

La parola era in uso già dagli anni Dieci del secolo scorso, ed era, ancora una volta un insulto usato per marginalizzare le persone da una società eteronormata. Accadde però che, a partire dal 1990, “queer” venisse utilizzato sempre di più all’interno dei movimenti per i diritti gay. Il linguista Gregory Coles scrive: “può essere contemporaneamente letto come termine dispregiativo o onorifico “, a seconda dell’identità e dell’intenzione dell’oratore. Gli studiosi considerano che l’uso del termine “queer” sia per la maggior parte un atto di riappropriazione.  

La Q viene considerata anche nel senso di “question”, ovvero come un mezzo per consapevolizzare coloro che ancora stanno esplorando il loro genere o identità sessuale.

Questa doppia definizione indica una conversazione più ampia e continua sul significato dell’identità personale e se sia anche appropriato usare termini ombrello come LGBTQ come scorciatoia per definire le esperienze vissute dalle persone.

Un’evoluzione non ancora compiuta.

Nuove appendici all’acronimo provano ad abbracciare una fascia sempre più ampia della comunità.

 Il segno più, riferito alla poliedricità delle identificazioni di genere e identità sessuali, o le iniziali I (“intersessuale”) e A (“asessuale”) vengono sempre di più aggiunti dopo le lettere LGBTQ.

L’acronimo LGBTQ+ ha molti critici, soprattutto tra coloro che sostengono che nessun termine potrà mai comprendere l’intero spettro di genere e di espressione sessuale. Una varietà di organizzazioni accademiche e governative, tra cui i National Institutes of Health, hanno adottato anche questa definizione ” minoranza di genere sessuale” nel tentativo di essere ancora più inclusivi.

Ed è indubbio che i termini che le persone usano per descrivere l’espressione di genere e l’identità sessuale, continueranno ad evolversi.

“Nessun termine è perfetto o perfettamente inclusivo”, ha scritto la commissione del National Academies of Sciences, Engineering and Medicine nel rapporto 2020. “La bellezza dell’individualità è che l’espressione di sé, così come le scelte personali e romantiche, possono manifestarsi in una moltitudine di modi.”

National Geographics

Di Byerin Blakemore, pubblicato il 19 Ottobre 2021.

QUI TROVI L’ARTICOLO ORIGINALE

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