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La nostra intervista a Giovanni Mori.

Fridays For Future è un movimento giovanile che nasce dalla protesta di Greta Thunberg, lo sappiamo, ma da quei giorni nei quali una ragazzina di 15 anni decise di rimanere seduta davanti al Parlamento Svedese, ne è passata di acqua sotto i ponti. Il movimento FFF c’è, è attivo e proattivo anche sul territorio italiano e no, a differenza di quello che ci vogliono vendere i canali di comunicazione mainstream, non sono un manipolo di scappati di casa.

Il movimento Fridays For Future raccoglie e raggruppa la meglio gioventù italiana e stanno insieme per attività, proposte e proteste mossi da una purpose che è enorme e giusta. Salvare il mondo? No, cambiarlo e possibilmente, per ribilanciare il karma, cominciare a cambiarlo nel mondo più ricco per una questione di giustizia climatica; qui su questi schemi lo abbiamo sottolineato bene come i paesi più poveri inquinino meno, ma scontino enormemente le nostre decisioni.

Quindi. Abbiamo fatto una chiacchierata con Giovanni Mori, referente e attivista di FFF Italia a Brescia, 29 anni (praticamente Gandalf per la media etaria di FFF), descrive in movimento come una comunità che cresce non solo nei numeri, ma soprattutto nelle competenze, nelle conoscenze e nella preparazione su modelli, report, brief, politiche, innovazioni annesse e connesse alla transizione verde, la questione climatica e i nuovi paradigmi di sviluppo senza i quali ci sogniamo di garantire equità, una giusta transizione e una diminuzione delle emissioni.

La Gen Z

La Gen Z che regala soddisfazioni e che -nonostante quello che si dica e pensi- sono oltre ogni tipo di ideologia. “Siamo alla post ideologia per una questione molto semplice: l’età anagrafica. Siamo figli di non si sa chi!” (politica progressista italica: take note).

La Gen Z che non si fa mettere etichette, ma che non ha né spazio né voce perché ’informazione gerontocratica li definisce “gretini” salvo poi affidarsi a loro per seguire eventi enormi come il Cop26. Se c’è stata la copertura di questo evento internazionale, lo dobbiamo ai FFF. Normale? No.

Giovanni sa bene che i FFF faranno sempre fatica ad entrare nelle case di tutti gli italiani fino a che non cambierà lo storytelling: “basterebbe scrivere e dire cose sensate, soprattutto chiedere a chi ne sa”. La transizione verde e l’emergenza climatica hanno un problema di comunicazione perché a pochi va dire “cose sensate” in generale. La rissa è meglio.

Fumettivismo by FFF - Vignette di @alterales
Fumettivismo by FFF – Vignette di @alterales

Un movimento a budget 0, tutti si muovono su base volontaria e se hai zero soldi e ben pochi appoggi lobbistici sai bene, benissimo, che portare in piazza dopo una pandemia 200mila persone è il terzo mistero di Fatima fattosi realtà. Ci son riusciti, il movimento c’è ed è sul pezzo.

La comunità scientifica è vicinissima a FFF e ci collabora attivamente e proattivamente: conoscenze e know-how non mancano, così come la divulgazione nelle scuole, a convegni e in varie situazioni specifiche i FFF hanno un valore aggiunto enorme, ma? Ma non sono “attenzionati” dalla politica.

Per raggiungere gli obiettivi che dobbiamo raggiungere ci sono due vie: o cambiano le persone o cambia la pressione, dice Giovanni, ossia: se le persone cambiano politiche e modelli non possono fare altro che adattarsi; se cambia la pressione su determinate questioni allora modelli e politiche non hanno scelta e cambieranno forzatamente. In questo momento in Italia non c’è né l’uno, né l’altro.

Gli chiediamo se è una questione di equità tra generazioni, la considerazione sorge spontanea e la risposta è magistrale: non dovrebbe esserlo, ma è un problema generazionale.

La questione ambientale e la transizione verde sono il presente, con una proiezione enorme sul futuro, ma deve essere chiaro che son questioni cruciali o si perdono opportunità e Giovanni ci conferma, per esempio, che ci sono in ballo 12mila miliardi di fondi disinvestiti dalle fonti fossili che vorrebbero finanziare nuovi progetti green…ma niente, non riescono, almeno in Italia…o 170 Gw di potenza rinnovabile tenuti fermi da tempo al palo. Nel mentre altri paesi Europei come Spagna, Portogallo o Danimarca sganciano strategicamente gli ormeggi e raccolgono fondi a botte di milioni di euro. Più furbi? Di brutto.

“L’Italia potrebbe essere la prima della classe della transizione verde se lo volesse. Abbiamo le condizioni naturali giuste per poter agire nel modo giusto, liberando opportunità sotto tutti i fronti e ad ampio spetto su tutto il territorio nazionale, anche in quelle aree ad oggi decentrate e senza togliere nulla a chi già sta meglio. La tecnologia non è un problema, nemmeno le competenze o la voglia. Di ricerche e road map per la politica ne abbiamo fatte tante, diciamo sempre le stesse cose…pacche sulle spalle, ma non ascoltano. Però il Green Deal è una realtà, deve essere compiuto e dobbiamo andare avanti.”

Dobbiamo andare avanti. TAKE ACTION.

Giovanni in action.

Ho fatto un TEDx sulla crisi climatica, ha un po’ di battute, e prova a spiegare tutte le soluzioni, in 20 minuti: clicca qui.

Oppure un podcast con una sigla bellissima che mette ansia, ma in scioltezza: clicca qui.

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1 comment

  1. […] Torniamo a parlare di equità tra generi e generazioni, un argomento che ha molto senso affrontare in questi giorni e che in qualche modo ci ha introdotto Giovanni Mori dei Fridays For Future. […]

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