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Intervista a Stefano Rivas

Abbiamo chiesto al nostro amico Stefano di darci una visione personale di questa giornata storica per il Chile e il Sud America.

Quanto ancora ci stupirà il Chile?

Più che stupirà, io direi, ci stupisce. La vittoria e il prossimo governo sono già un evento storico, così come la costituente. Sembra la chiusura, quasi cinematografica, del ciclo iniziato con la dittatura di Pinochet. Processo costituente popolare, ottenuto dalla piazza e non voluto dal Governo, spettacolare ricambio generazionale, femminismo e socialdemocrazia in uno dei paesi più conservatori e restii al cambiamento. Fino a 3 anni fa se chiedevi a un militante cileno sul perché non avessero ancora cambiato la costituzione, ti avrebbe risposto quasi sicuramente che era per la paura di un nuovo colpo di stato. Ora tutto (anche troppo, anche ingenuamente) sembra possibile.

Quali gli effetti positivi sul resto dell’America Latina.

Manterrei cauto ottimismo sull’avvio di un nuovo ciclo latinoamericano. Molto dipenderà dal Brasile, il gigante continentale, se dovesse rivincere Lula. Ma se non si crea una nuova leva di figure in grado di dare continuità alle sue politiche, per quanto possano essere buone, il rischio è che non si consolidi il cambiamento. Se l’esperienza del Chile si consolidasse allora sarà un vero e proprio esempio.

Il cambiamento di Boric si prevede essere duraturo?

Boric non sta governando da solo, non vuole governare da solo e lo ha dimostrato nella composizione di Governo. Oltre a essere composto da una maggioranza femminile ha giocato una carta importante, quella della stabilità presente e probabilmente futura. Ha rispettato certamente le aspettative: donne, giovani e nuove figure politiche, ma non ha lasciato indietro politici più conosciuti, proprio nell’ottica di rassicurare e mantenere equilibrio. Un altro aspetto positivo del suo governo è che ha deciso di dare spazio a persone dalla forte caratura politica, ma indipendenti rispetto a lui, per cui è chiaro che non si voglia porre come leader solo. I nomi sono Izkia Siches ministra dell’interno e Giorgio Jackson responsabile delle relazioni con il parlamento, due possibili “successori” di Boric. Il Progetto politico non è in mano a una sola persona, dunque, quindi ha una precisa visione di continuità. Ù

Anche il fatto di aver scelto per il ministero delle finanze Mario Marcel, attuale presidente della Banca Centrale è stata una scelta di stabilità. Marcel è una figura rispettata nel mondo degli affari, è anche stato molto critico nei confronti di Boric durante la campagna elettorale.

bandiera del Chile

Le minoranze etniche nel governo di Boric.

Le popolazioni indigene sono però fuori dal suo governo e deciderà di andare a operare rispetto a questa tematica ancora non lo sappiamo. Sarà una sfida complicata perché queste popolazioni non sembrano allineate a questa nuova esperienza di Governo. 

La costituente, quanto peserà sul suo governo

La relazione tra il governo di Boric e la nuova Costituente è ancora tutto da costruire e capire. Come questi due fattori cruciali andranno poi a influenzarsi nei prossimi mesi e nelle prossime settimane è ancora tutto da vedere e soprattutto quanto la nuova costituzione impatterà sulle promesse elettorali di Boric. Un capitolo ancora tutto da scrivere.

Il Chile, l’ambiente e lo sfruttamento delle risorse, in particolare il litio.

Una maggiore attenzione allo sfruttamento delle risorse naturali si attende anche dalla nuova costituzione, ma non mi pare sia ancora stato chiarito in che modo. Servono i soldi delle esportazioni di questi beni, come anche il rame, o la pesca, anche per finanziare programmi sociali, ma se si continuano a sfruttare come in passato si rischia di distruggere l’ambiente, concentrare le ricchezze e alla fine lasciare la gente in povertà. Boric propone di creare un’azienda nazionale per gestire lo sfruttamento del litio, con l’idea che dovrebbe essere anche più attenta alle conseguenze sociali e ambientali dello sfruttamento, coinvolgendo anche le popolazioni locali nelle decisioni chiave. Ma quanto questo un possa risolvere il problema rimane senza risposta concreta.

Un’azienda nazionale è comunque, credo, un punto di partenza positivo, dovrebbe permettere di aumentare la quota di ricchezza che rimane in mano pubblica e quindi distribuibile, e potrebbe effettivamente coinvolgere le popolazioni locali in alcune decisioni, ma se il progetto è di aumentare la produzione del 30 o 40 %, come pare, potrebbe non essere sufficiente a contenere le proteste sociali, al di là degli effetti concreti sull’ambiente.

La nazionalizzazione del litio, con corrispettiva creazione di un’impresa nazionale richiama simbolicamente la nazionalizzazione del rame fatta da Allende, una decisione che allora trovo d’accordo perfino la destra, e che forse anche ora potrebbe catalizzare il forte consenso intorno alla presidenza, fornendo aria al governo per decisioni meno condivise.

La questione delle risorse naturali è una problematica che interessa anche i paesi vicini al Chile, come ad esempio la Bolivia. Servono grandi investimenti che gli stati nazionali faticano a controllare senza lasciare tutto in mano ai grandi privati, e gli impatti ambientali pongono il governo in rotta di collisione con le comunità locali per questo, forse, una strada interessante potrebbe essere quello di progettare lo sfruttamento a livello sovranazionale, un’idea che Boric non sembra aver preso in considerazione.       

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1 comment

  1. […] Abbiamo chiesto al nostro amico Stefano Rivas la sua, trovate la sua intervista in questo articolo. […]

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