Spagna, elezioni 23 luglio 2023.
Il 23 luglio 2023 la Spagna è andata a votare. Questa tornata elettorale anticipata è stata voluta dal Presidente Pedro Sanchez subito dopo aver appreso i risultati delle elezioni amministrative di maggio.
Quasi il 70% degli spagnoli e delle spagnole è andato a votare nonostante le temperature atroci e a scrutini chiusi la situazione è quella di stallo. Nessuno ha la maggioranza assoluta, una prerogativa che richiede la Costituzione Spagnola in tema di votazione popolare e tale maggioranza è pari a 176 scranni in Parlamento.
Vincitore, anche se non ha vinto, è Pedro Sanchez, mentre il PP di Feijòo, nonostante la grande scalata che lo ha portato dal 20% al 33%, non giubila, né festeggia. La leadership stessa di Feijòo è stata messa in discussione già a chiusura delle urne; nel partito si muove svelta l’ala più conservatrice, corrente la cui leader è la presidente della Comunidad madrilena Isabel Díaz Ayuso.
Feijòo non ha il minimo interesse a tornare alle urne, anche se, facendo due conti, non avrà mai i numeri per poter davvero reclamare il Governo. La presenza di Vox a garanzia del suo governo non aiuta di certo il voto e anche lo stesso Vox non ha il minimo interesse a invocare nuove elezioni perché la batosta di questa tornata basta e avanza e la prossima potrebbe essere peggio, perché? Perché la Ayuso potrebbe drenare ancora di più seggi e consensi ad Abascal, con Ayuso non avrebbe molto senso un partito di estrema destra, il PP riuscirebbe ad incarnarlo.
Perché questa situazione a destra?
Perché Ciudadanos, partito di centro destra moderato, è morto e sepolto. Parte dei nuovi voti del PP arrivano dalle frange più centriste che non hanno più una casa.
La Fenice che riemerge sempre dalle sue ceneri.
Pedro Sanchez la Fenice. Pedro Sanchez che nonostante tutto ha due cose fondamentali: un partito solido e una leadership senza discussioni. La combinazione delle due cose può permetterti di prendere tutti in contropiede e indire elezioni anticipate sapendo di rischiare l’osso del collo ma si sa: NO RISK NO GAIN, una massima che è all’incirca lo stile di vita politico di Sanchez: piaccia a meno, a molti non piace affatto, ma la Fenice ha preso più voti e più seggi e ha di nuovo i dadi in mano. Perché? Come ha fatto?
La ricetta del PSOE qual è stata?
- Buona politica economica e sociale
- Il programma presentato
- La paura dell’ombra del Caudillo
La Campagna elettorale è stata veloce e -in generale il PP si è tirato la zappa sui piedi più e più volte- mentre il PSOE (e non solo) ruggiva e attaccava a suon di zampate forte delle leggi che ha saputo mettere in atto in questi anni e la buona congiuntura economica sempre frutto delle leggi volute.
In cima a tutto PSOE non ha lesinato il carico emotional da 90 con una campagna media spettacolare: quella che ti piglia la pancia e se sei anche solo tendenzialmente di sinistra non puoi fare altro che andare alle urne e votarli con o senza il naso tappato. La paura di veder distrutte leggi cruciali per la società civile ha più che risvegliato gli animi, una coscienza sociale che in Italia non esiste più. In Spagna gridare “Al lupo, Al lupo” fa ancora paura ed è una paura fondata perché Sanchez e il suo Governo han lavorato duro sui diritti civili e sociali ottenendo tanto: congedo parentale paritario, legge contro il lavoro flessibile, innalzamento salario minimo, legge sull’aborto, ley Trans, e molto altro.
Gli Indipendentisti.
In sostanza aver avuto coraggio ha ripagato. E Ha ripagato soprattutto in Catalunya, nell’angolo di terra spagnola dove ha avuto più coraggio in assoluto trovando compromessi e leggi nella direzione dei partiti indipendentisti: una scelta che se da una parte gli ha fatto perdere le elezioni amministrative, dall’altra ha assicurato la buona riuscita di queste.
E la partita si gioca proprio sugli indipendentisti. Han perso voti, drenati dall’astensione, ma soprattutto dal PSOE, han perso seggi, ma sta a loro e solo a loro permettere a Sanchez di avere una maggioranza. Cosa accadrà? Chi lo sa. Sanchez ha allegramento detto a tutti di andare in vacanza e probabilmente se ne riparlerà a Settembre…un grande classico!
Poi Sumar e Vox.
Sumar, la coalizione a sinistra del PSOE, l’ancora a sinistra del PSOE si può dire, quella congerie di partiti che Yolanda Diaz è stata in grado di riunire e coordinare sotto lo stesso cappello, una mossa intelligente che permette la massa critica e anche una fucina di idee e battaglie per il partito più “tradizionale” che così può abbracciare varie aree del progressismo moderno. Diaz voleva essere la terza forza politica del Paese e non e riuscita per un soffio: su suo appoggio al PSOE non si discute, sicuramente parlare con lei sarà più semplice che con Pablo Iglesias di Podemos (in Sumar), su questo non c’è dubbio.
Infine Vox. Può fare paura e non c’è alcun dubbio, ma ha perso la sfida. La cosa terrificante è che il PP lo sta mangiando pezzo a pezzo e questo, in un prossimo futuro non è bene per nulla per cui non guardiamo al dito, ma alla luna. Cosa accadrà poi tra Vox e PP è tutto da vedere.
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