Parliamo di Neet.
NEET torniamo sulla tematica. L’abbiamo già affrontata, la ribadiamo. Secondo i dati Eurostat, in Italia le persone tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano, né fanno corsi di aggiornamento e affini sono il 23%, più donne che uomini. Siamo il paese europeo con il tasso di Neet più alto.
Ma perché? Prima di tutto bisogna sottolineare un collegamento cruciale.
Donne, giovani adulti, persone con un basso livello di istruzione e disoccupati sono, in media, più a rischio di povertà o esclusione sociale. La categoria Neet è un risvolto di questa realtà, vivere in un limbo di inattività può essere transitorio, ma più si protrae, più le criticità di inserimento -per esempio- nel mondo del lavoro aumentano e tale condizione interessa soprattutto le giovani donne.
Eurispes nel suo report annuale riporta dei dati agghiaccianti e cioè dei 3.085.000 Neet in Italia, ben 1,7 milioni sono donne e il 66% di loro ha tra i 30 e i 34 anni. Come distribuzione territoriale il Mezzogiorno giuda la classifica e, anche in questo caso, sono più numerose le ragazze dei ragazzi.
Disaggregando i dati scopriamo che:
Nella fascia di età scolare (15-19 anni) i NEET italiani sono il 75% in più della media europea; nella fascia di età universitaria (20-24 anni) i NEET italiani sono il 70% in più della media europea; la percentuale non muta per la fascia di età post (25-34 anni).
Quindi da una parte abbiamo l’abbandono scolare: nel secondo trimestre 2020, in Italia, il percorso formativo si è interrotto molto presto per il 13,5% dei giovani tra 18 e 24 anni; dall’altro, qualora si fosse conseguito un titolo di studio superiore lo status di Neet lo si “vince” perché le condizioni di accesso al mercato del lavoro sono scarse o inesistenti.
In più se si analizza per ruolo in famiglia, i NEET nella fascia d’età 15-29 anni nel 2020 sono principalmente “figli”, nella fascia “genitori” sono 178mila di cui le madri sono la netta maggioranza (161mila).
La fetta più grande di Neet vive il Sicilia (30%), ma lo sbilanciamento verso sud di questi dati non fa altro che sottolinearci ancora una volta la grande ineguaglianza di opportunità che esiste in Italia. Ne abbiamo parlato con le 4 Italie e continueremo a farlo.
E rilanciamo.
Pur essendo molteplici i fattori che possono determinare la permanenza dei giovani nella condizione di NEET, quelli che, generalmente, vengono indicati come i principali fattori di rischio sono:
− avere un livello basso di rendimento scolastico;
− vivere in una famiglia con basso reddito;
− provenire da una famiglia in cui un genitore ha sperimentato periodi di disoccupazione;
− crescere con un solo genitore;
− essere nato in un Paese fuori dell’UE;
− vivere in una zona rurale;
− avere una disabilità.
Questi fattori non solo possono sancire il far parte della categoria Neet, ma sono anche fattori di esclusione sociale e povertà presenti e future, per questo abbiamo iniziato l’articolo sottolineando anche questo risvolto sociale. L’atroce quantità di Neet in Italia è un risvolto della medesima medaglia (brutta) la radice è l’ineguaglianza “al via” ne abbiamo parlato quando abbiamo affrontato la tematica delle classi sociali QUI. L’ineguaglianza si eredita, è un fatto e qual è la soluzione a questo problema? La scuola. E non solo la scuola in sé, come istituzione ma tutta la locomotiva di welfare -come direbbe Tocca A Noi- che permette di costruire ed accedere a una scuola equa e universale per RIMANERCI e non uscirne e tra le varie misure permettere alle donne di lavorare.
Abbiamo letto il policy paper di Alessandro Rosina (lo trovi qui!), più volte indicato nel brief del Ministro per le politiche giovanili: “Essere giovani è una condizione che cambia a seconda del Paese in cui si cresce, della famiglia d’origine, del sistema scolastico.” Ci sembra abbastanza evidente che essere giovani in Italia è una condizione che cambia anche a seconda di dove vivi nel Paese. Nel Mezzogiorno i dati sono quelli indicati, ma sempre nel Mezzogiorno le così dette “best practice” non mancano, come in Puglia che con Bollenti Spiriti, Pin e Tutto a scuola ha messo a frutto i fondi della Garanzia Giovani (Youth Guarantee).
Ma la strada è ancora lunga, gli strumenti sono frammentati -come anche sottolinea Rosina- perché le politiche attive sono disomogenee sui territori a causa delle varie competenze regionali e certamente è necessaria una visione di welfare d’insieme ed un monitoraggio instancabile.
Un piano c’era > Questo , che è parte delle nostre fonti. Cosa succederà? Monitoreremo.
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Early Children Education - YouSocialist
[…] di 18 anni e il 28,1% son famiglie con bambini e vale ancor più la pena ricordare l’articolo che abbiamo scritto sui Neet QUI. Mettere insieme questi dati e queste problematiche è doveroso perché sono accomunate dalla stessa […]