Una proposta di legge dagli stagisti per gli stagisti.
Si sono preparati per tre anni. Hanno studiato, hanno parlato con esperti, sindacati, deputati, collettivi, attivisti, community, studenti, lavoratori, insomma con tutti. Hanno costruito sapientemente il loro cammino con un solo obiettivo: portarlo a casa.
Di chi stiamo parlando? Dei Giovani Democratici di Milano che con l’iniziativa SALVA LO STAGISTA FRUST(R)ATO hanno raccolto quasi 71k firme al grido di “Lo Stage non è Lavoro!”. Han portato a casa l’amore di migliaia di stagisti (e il nostro), un incontro con Orlando e l’appoggio trasversale di deputate e deputati che da sinistra a destra, han abbracciato le istanze della petizione che, per la cronaca, potete firmare QUI.
Ma perché questa iniziativa nasce proprio a Milano?
Perché tutto il Nord Italia e in particolare Milano, assorbono la maggioranza degli stage. Lo abbiamo visto dai dati Anpal ed è evidente che là dove c’è concentrazione, gli inghippi son più grossi e numerosi e soprattutto la questione è sentitissima tra giovani studenti, neolaureati, laureati che vivono a Milano: da residenti o da fuori sede o da trasferiti per stage. È facile immaginare che Il Nord Ovest faccia la parte del leone anche per gli stage curricolari, la cui gestione è in capo agli Atenei i quali – ricordiamolo – non hanno l’obbligo di comunicazione al Ministero. Però accade che sono obbligatori e chi magari lavora mentre studia perché deve mantenersi, deve lasciare la sua occupazione per onorare il tirocinio curricolare. Ad alcuni va benissimo, ad altri no.
I nostri amici GD ci hanno raccontato la realtà nuda e cruda. Ragazzi che han dormito sei mesi a casa di amici perché non potevano più permettersi una sistemazione. È una questione di equità e diritto all’educazione e formazione in modo degno. La questione del “fuori sede” è ovviamente la più complessa e complicata anche e soprattutto da un punto di vista umano ed economico. Ma le avventure delle nuove generazioni non finiscono qui: se anche lo stage extracurricolare viene snaturato e l’esperienza fa fatica a trasformarsi in una collaborazione contrattualizzata, la situazione si fa ancor più complessa. Esistono casi biechi di abuso dello stage: dal più comune ossia “data entry” o back office, dove non si impara nulla o quasi, ma è lavoro al 100% a i casi limite come l’uso dello stage per la sostituzione maternità. Esiste lo scindibile dell’abuso dello strumento, ma va detto e sottolineato che NON tutte le aziende tendono a “fregare” il prossimo, anzi, plaudiamo coloro che fanno bene e con serietà la Repubblica degli stagisti pubblica le realtà più virtuose e ne comunica le posizione aperte (clicca qui).
Sappiamo che la disoccupazione giovanile è alta, sappiamo che esiste la Garanzia Giovani, sappiamo che i tirocini sono uno strumento di politica attiva da aggiustare o cambiare totalmente, ma come? La soluzione potrebbe essere fare ordine e semplificare. La proposta è quella di potenziare l’apprendistato come strumento per entrare nel mondo del lavoro e mantenere i tirocini curricolari con limiti temporali e ovvia retribuzione. Insomma, per citare Pietro Galeone, Fare piazza pulita degli strumenti flessibili, che son solo precari.
NEWSLETTER
YouSo Talk:
non una semplice newsletter.
Con YouSo Talk proporremo in anteprima le interviste (video e non), i racconti, le esperienze dei Rebels e di YouSo, ma anche long form e contenuti extra. Se pensi anche tu che ogni tanto sia importante prendersi dieci minuti per rimanere in ascolto, prendi il tuo biglietto per gli YouSo Talk, ti basta solo compilare il form.