Foundation For European Progressive Studies
Avenue des Arts 46
1000 Brussels (Belgium)
(+)32 22 34 69 00
info@feps-europe.eu

La natura della transizione verde, parte dai comportamenti personali.

Capitolo 1: Cambiare comportamenti, abitudini e soprattutto il consumo.

Abbiamo scritto che tra tutti i combustibili fossili, il gas è l’Eletto nel guidarci nella transizione verde. Il carburante che alimenta le centrali termiche a lato delle centrali a rinnovabili qualora il meteo non collabori (capacity market). Ma ora il gas è un bel problema per l’Europa e lo sarà anche in futuro perché l’obiettivo è farlo fuori: prima ci liberiamo del gas russo  e poi anche del resto, il metano è solo “il meno peggio”. Un altro punto cruciale è che questa crisi del gas, non può bloccare la transizione ecologica e il motivo è solo uno: se non lo facciamo, ci estinguiamo.

Nel report del The Intergovernmental Panel on Climate Change – ossia IPCCla natura sistemica della transizione parte dai comportamenti personali e dai consumi e abbraccia ogni aspetto della vita umana sulla Terra: da casa nostra fino ai massimi vertici geopolitici, per cui siamo tutti chiamati a fare la nostra parte…lo sappiamo che in questo momento vi state chiedendo com’è possibile che ognuno di noi possa contribuire a far fuori il gas russo, lo vediamo il sopracciglio alzato.

Sapete che cos’è la teoria economica del nudge? La traduzione è “spinta gentile” la quale, se ben assestata, è in grado di influenzare l’architettura delle scelte. È possibile orientare le decisioni pure mantenendo la libertà di scelta e il fine ultimo è il benessere comune. Perché scriviamo questo? Perché un atteggiamento di questo tipo è cruciale nel mitigare i trade-off (cioè le bastonate sui denti) di qualsiasi processo di transizione, soprattutto se sono turbolenti come in questo periodo e al contempo sottolineare i co-benefits (cioè un bel regalo di Natale).

Esempio: per chiudere i rubinetti russi (e per non estinguerci) dobbiamo spingere verso l’efficienza energetica a livello abitativo e di PMI, preferire “termostati smart”, fare manutenzione alle nostre caldaie o sostituirle con pompe di calore. Lo sapevate? No.

Per i policy makers le “spintarelle” dovrebbero essere cruciali non solo nel dirigere le scelte dei cittadini, delle imprese, di tutti, ma anche per informare e consapevolizzare nel modo giusto. Quando Draghi dice di scegliere tra “pace e aria condizionata” sottende a molto altro, ma ecco, in questo modo si evidenziano molto di più le bastonate sui denti che frizzi, lazzi e cotillon. Consumare consapevolmente energia sarà una delle chiavi di volta, e soprattutto dobbiamo cambiare il modo di farla questa energia e la politica, per raggiungere questo risultato è, come dire…Game Changer.

grafica nudge economy

Capitolo 2: Il concetto di Impact Economy.

Esistono molti fattori capaci di favorire una transizione sostenibile, fattori che vanno dalle innovazioni tecnologiche capaci di cambiare i mercati, alle politiche e ai meccanismi di governance che influenzano un cambiamento nel sistema di credenze e nelle forze di mercato. (Fonte IPCC)

È vero che produrre energia con combustibili fossili costa molto, non solo in termini economici: i trade-off che genera questo modello sono oramai insostenibili in un mondo che da una parte ha bisogno di più energia, dall’altro non può più permettersi di innalzare la temperatura perché altrimenti sarà l’Apocalisse.

Ma quali altri modelli abbiamo? Questa è la domanda.

Abbiamo anche provato a cercare una risposta più o meno univoca su UN modello di riferimento, non esiste. O meglio, esiste un concetto, pronti? Enable Innovation. Facile, no?

“The green transition depends on the development and diffusion of new technological, economic, social, behavioural and business model innovations in many, if not all, sectors of the economy” (Fonte OECD G20).

Come si fa a dire no? Non è possibile, ma non è finita qua “It requires a fundamental transformation of all sectors, including energy, manufacturing, transport, infrastructure, agriculture, forestry and land use. Humans must also radically rethink how we produce and consume food and fuel and manage waste.”

Capite che da una parte abbiamo un modello consolidato da un secolo buono e dall’altra infinite prove che moriremo tutti al caldo, ma zero modelli conclamati.

I “game changer” possono essere davvero efficaci nel momento in cui anche le “forze di mercato” stesse si muovono in una direzione precisa, che è quella della sostenibilità AT LARGE non solo relativa alla questione energetica…

ma soprattutto se il mercato capisce che ci può guadagnare un sacco di soldi, avremo una possibilità di salvezza. Sad but True.

Un’altra cosa che abbiamo capito è che la trasformazione parte dalle persone per le persone, dalle buone idee, dalle competenze, dalla ricerca, dalla buona volontà di mettere l’umanità al centro: REBELS.

grafica finanza etica

Capitolo 3: Making Money Moral.

Il mondo della finanza non è un universo a parte staccato dalla realtà. Le decisioni in ambito finanziario, abbiamo visto e vissuto, si ripercuotono sul mercato reale, sulle persone: ma se il mondo finanziario decidesse di investire nel Bene? La notizia è che lo sta facendo, l’altra notizia è che lo sta facendo non perché sono diventati tutti buoni, ma perché rende.

Si definiscono ESG quegli investimenti effettuati in aziende o organizzazioni con l’intento di contribuire ad un impatto sociale o ambientale positivo misurabile, insieme a un ritorno finanziario. Questo mercato nasce circa una decina di anni fa e il faro che lo guida è, anche qui, l’UN Global Compact ovvero il framework degli obiettivi SDG’s: il mondo finanziario investe nelle aziende che abbracciano e perseguono gli obiettivi SDG’s.

Per capirci qualcosa abbiamo parlato con il nostro amico Massimo Paone consulente finanziario, portfolio manager e asset allocator che da circa vent’anni vive e lavora a New York. Paone ci spiega che gli investimenti ESG più virtuosi sono in grandissima ascesa in questi ultimi anni, soprattutto perché hanno dimostrato di essere anche profittevoli e particolarmente resilienti alle turbolenze, una attitudine testata durante l’emergenza Covid dato che hanno superato la crisi con minori scossoni, un vantaggio difficilmente pervenuto negli investimenti “tradizionali”. Ci si immaginava tutto questo? No. Un’altra caratteristica di questo tipo di investimenti è che si comportano bene sia dal lato azionario che da quello obbligazionario. In che senso? Immaginiamo di essere un’azienda che decide di implementare nella sua strategia gli obiettivi SDG’s, immaginiamo che abbia bisogno di soldi e che per ottenerli decida di aumentare il proprio capitale sociale: per farlo deve creare azioni. Queste azioni possono essere comprate e chi le compra si aspetta un ritorno detto “return on equity”, ebbene, gli investimenti in “Impact private equity” son risultati essere fino al 15% più performanti rispetto al listino S&P 500 in talune circostanze, segmenti di mercato e particolari timeframe, sebbene questo non si possa ancora affermare per performance relative al mercato pubblico. Dal versante obbligazionario si osserva lo stesso buon risultato, ma in questo caso l’azienda non aumenta il suo capitale sociale perché cerca finanziamenti emettendo debito, ovvero bond. Per cui: gli investimenti ESG sono abbastanza stabili e sicuri anche in condizioni di turbolenza, performanti e redditizi, ma soprattutto hanno obiettivi ecologici, sociali, etici importantissimi e cruciali per poter efficacemente raggiungere la decarbonizzazione proteggendo le comunità. L’Europa aggiunge Paone, grazie a programmi più consolidati come il Green Deal è in una posizione di vantaggio rispetto agli USA, proprio perché ha tracciato una via precisa che agevola la gestione (governance) dei mercati e delle aziende al perseguimento degli obbiettivi SDG’s ed è un’opportunità ENORME per cambiare i modelli pur mantenendo profittabilità. De facto si è aperto un universo di investimenti totalmente nuovo a livello globale, un universo nel quale possono entrare miliardi di nuovi investimenti: chi dice il contrario mente sapendo di mentire perché ad oggi siamo certi che è possibile fare soldi in modo morale. E L’Italia? L’Italia ha un mercato finanziario abbastanza irrilevante a livello globale o quasi, la struttura della nostra industria è di piccole e medie dimensioni dove la parola CFO ossia chief financial officer è spesso meno rilevante se non assente; tuttavia, le possibilità di crescita ci sono, esistono e varrebbe davvero la pena spingere in questa direzione, ma bisogna esserne coscienti: il dibattito pubblico e mainstream in questa direzione è inesistente, così come il dibattito politico. I Game changer sono anche financial game changer come Massimo che alla domanda “Ce la faremo a perseguire e mantenere questo modello” ci risponde: “Me lo auguro, io me lo auguro ed altri come me che credono in questa direzione perché è il futuro”. There is not Planet B nemmeno per i miliardari della finanza.

grafica comunità energetiche

Chapter 4: Energia Do it Yourself. Le comunità energetiche

Ridurre, controllare, collaborare. Ci sembrano queste le tre parole magiche che possono descrivere il mondo di oggi e del prossimo futuro, parole che riassumono il  Clean Energy for all European Package che ha dato un bell’impulso all’adozione in tutti i paesi membri di leggi e regolamentazioni per tutte le genti europee. La transizione verde passa anche dalle nostre case. Ma come? In primis We (can) take action! E possiamo scegliere più facilmente un fornitore che promuova nel suo energy mix un consistente ricorso alle rinnovabili, oltre a questo potete anche capire quali obiettivi SDG’s si è posto e come intende perseguirli: ormai dovreste aver capito cosa sono, nel caso passate ai post precedenti!

Soprattutto la direttiva RED II definisce e norma l’autoconsumo singolo, l’autoconsumo collettivo e le Comunità dell’Energia Rinnovabile (CER): energia do it yourself, o col vicino di casa, o con il quartiere.

Si passa dall’essere consumatori di energia (consumer) a produttori e consumatori di energia (pro-sumer) in solitario o in comunità e per un Paese come l’Italia, la possibilità di fare questo cambio non è cosa da poco, gli amministratori dei piccoli comuni (e non solo) hanno a disposizione uno strumento strategico enorme per le loro comunità e per questo nel PnRR sono stati stanziati 1,6 miliardi di euro a supporto dello sviluppo delle Comunità Energetiche Rinnovabili in comuni con meno di 5mila abitanti, ma il grande scoglio è sapere come diamine sviluppare un modello di business sostenibile che stia alla base di queste comunità. È tutto bellissimo, ma senza formazione, come si fa? La risposta è che si può fare. Istallare e mettere in rete un impianto fotovoltaico che serva una determinata area e che sia dotato di tutti i sistemi per garantire l’erogazione dell’energia 24/7 è complesso, ma esistono realtà (oltre a EnelX) che permettono di costruire queste comunità in modo trasparente, come Enco – Energia Collettiva di Duccio Baldi che abbiamo incontrato a Able To Sustain.

Secondo gli studi dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano nel quinquennio 2021-2025 potremmo arrivare a 20.000 comunità rinnovabili il che significa un aumento importante nella produzione aggiuntiva di Gigawatt e sappiamo BENISSIMO come questo potrebbe darci una mano a liberarci dal gas. Significherebbe anche distribuire l’energia in modo equo coinvolgendo le famiglie a basso reddito e contribuendo ad abbassare o eliminare la povertà energetica nonché la difficoltà di riscaldare adeguatamente la casa, una situazione che accomuna circa il 12% della popolazione italiana (Eurostat), grazie all’istallazione delle pompe di calore.

Le comunità energetiche sono non solo un esempio di responsabilità ambientale, ma anche di responsabilità sociale e un mezzo potente per normalizzare e accelerare il processo di transizione verde e digitale perché sì, l’evoluzione tecnologica rende possibile la gestione, il controllo e l’efficienza delle comunità. È un sistema che continuerà ad evolversi e sul quale ricerca e innovazione sono IMPRESCINDIBILI, ma allo stesso tempo noi ci vediamo un oceano di nuove possibilità e soprattutto l’opportunità di cambiare il nostro mindset. Collaborazione, cooperazione, prossimità…CURA.

Author avatar
YouSocialist

NEWSLETTER

YouSo Talk:
non una semplice newsletter.

Con YouSo Talk proporremo in anteprima le interviste (video e non), i racconti, le esperienze dei Rebels e di YouSo, ma anche long form e contenuti extra. Se pensi anche tu che ogni tanto sia importante prendersi dieci minuti per rimanere in ascolto, prendi il tuo biglietto per gli YouSo Talk, ti basta solo compilare il form.

Post a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *