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Abbiamo chiesto a Laura Vergani Industry Director Public Administration di schiarirci le idee sulla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.

Redazione:  YouSo Staff Chiara Formenti in collaborazione con Laura Vergani.

Questo è un articolo molto lungo, un approfondimento che abbiamo voluto fare per schiarirci e schiarirvi le idee sul Pnrr, come funziona, cosa sta succedendo e a che punto siamo con la transizione digitale della Pubblica Amministrazione. Mettetevi in modalità relax. 

Pnrr è oramai una parola che pronunciamo o viene pronunciata molto, ma molto spesso. Per i comuni mortali la traduzione è: i soldi dell’Europa che servono per fare cose. Ammettiamolo, è così. Poi nello specifico, come funziona e per cosa, appare come una fitta nebbia che incute un certo timore.

Per questo motivo abbiamo chiesto a Laura Vergani Industry Director Public Administration di schiarirci le idee sulla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, un passo CRUCIALE per la buona funzionalità della amministrazione centrale e, soprattutto, territoriale.

Partiamo dalla situazione italiana e per farlo usiamo l’ultimo ranking Digital Economy and Society Index (DESI). A che punto siamo? Al ventesimo posto, in coda. 

Grafico 1
Grafico 2

Al ventesimo posto, vero, ma abbiamo un alibi e anche una Strategia. 

Nel 2020 l’Italia ha varato la sua prima Strategia Nazionale per le Competenze Digitali e un Piano Operativo correlato che elenca oltre 100 azioni specifiche e fissa obiettivi ambiziosi per il 2025.

L’obiettivo è rappresentato plasticamente dal ranking del Desi, ovvero colmare le lacune che tengono un grande paese della Eu come l’Italia, più vicina ai territori più piccoli del continente. 

In questo contesto il Pnrr gioca un ruolo cruciale, perché a questa massiva trasformazione che include TUTTE le voci del Desi, tra le quali la digitalizzazione della PA, è stato destinato un oceano di miliardi: 48 per l’esattezza da far fiorire con progetti attivi entro il 2025. 

Due sono le caratteristiche cruciali del Pnrr

  1. Moltissimi soldi, che mai nella vita della Repubblica son stati visti.
  2. Tempi brevissimi, che non sono il modus operandi tipico italiano (diciamolo) 

Perché è necessario sottolinearlo? 

Perché sono sia un pregio che un problema e questo ce lo ha raccontato bene Laura. 

Altro punto da sottolineare, perché è propedeutico alla comprensione di come i fondi del PnRR stanno funzionando rispetto all’ambito digitale, è che il piano “Repubblica Digitale” definito dal Team per la Trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri venne lanciato nel 2019, pertanto PRIMA della pandemia e questo è stato molto utile per il metodo utilizzato per l’aggiudicazione dei soldi perché è stato possibile avere un “benchmark”.

Lo stato dell’arte. 

Tutto ciò che verrà qua riportato è frutto della discussione con Laura Vergani.

I macro obiettivi che interessano la digitalizzazione della PA riguardano:

  1. La PA a livello centrale
  2. La PA a livello locale
  3. Le Aziende dello Stato e che a esso afferiscono

E sono:

  1. Diffondere l’identità digitale, assicurando che venga utilizzata dal 70% della popolazione;
  2. Colmare il gap di competenze digitali, con almeno il 70% della popolazione che sia digitalmente abile;
  3. Portare circa il 75% delle PA italiane a utilizzare servizi in cloud;
  4. Raggiungere almeno l’80% dei servizi pubblici essenziali erogati online;
  5. Raggiungere, in collaborazione con il Mise, il 100% delle famiglie e delle imprese italiane con reti a banda ultra-larga.

Per raggiungere questi obiettivi la percentuale di danari più importante è stata destinata- giustamente- alla PA a livello locale

Ovviamente i macro obiettivi contengono diversi progetti da mettere in opera e ad ognuno di questi è stato stanziato un determinati budget che potete consultare QUI.

Dal Pleistocene a Marte

In pratica l’Italia e i comuni italiani si ritroveranno in brevissimo tempo a passare dal mondo 1.0 quando andava di lusso al 4.0

Un salto epocale e lo sappiamo che la domanda vi sta proprio sul gozzo, la facciamo per voi: “Ma davvero ce la stiamo facendo?”

La risposta è positiva, sì, ce la stiamo facendo, con qualche incongruenza, mancanza, imperfezione.  

L’esperienza avuta nel 2020 e cioè con il piano di Trasformazione Digitale che ha avuto come “prodotto” la messa in opera di PagoPA è stato un benchmark importante per accelerare e semplificare l’accesso ai “voucher” del Pnrr da parte dei comuni. 

In quell’esperienza si è toccato con mano l’enorme differenza che esiste a livello locale su tutto il territorio. 

Semplificare, semplificare, semplificare!

Esistono realtà, comuni nei quali la mancanza cronica del personale, l’impreparazione tecnica e professionale su determinate competenze tecniche, nonché l’età avanzata e la mancanza stessa di competenze digitali poteva essere non solo un freno, ma anche una grande minaccia all’obiettivo di digitalizzazione per cui qual è stata la soluzione? 

Semplificare! Permettere ai comuni di candidarsi in modo semplice e diretto eliminando possibili barriere all’ingresso date proprio dalle scarse o inesistenti competenze.

Dove e come si è semplificato?

  • Per la presentazione dei bandi, attraverso una piattaforma con una “user experience” semplice: “basta un click”
  • Per  i principi fondanti di come distribuire i soldi e per questo si è adottato il principio del “Lump Sum” ovvero l’erogazione dei fondi avviene per obiettivi e non per spese;
  • Per la progettazione, che richiedere una candidatura più progettuale che quantitativa e dunque più semplice e alla portata di tutti. 
  • In ultimo una rendicontazione semplificata, che comporta esclusivamente la dimostrazione del raggiungimento dell’obiettivo oggetto del finanziamento, alla conclusione della progettualità. 

TUTTO QUESTO HA PERMESSO DI RAGGIUNGERE IL TARGET PRIMARIO DELLA GESTIONE DEL PNRRR OVVERO SPENDERE E FARLO IN BREVISSIMO TEMPO.  

E i risultati effettivamente si sono visti:

Grafico 3

Un salto avanti è stato fatto, ma dove stanno le criticità?

Le criticità stanno nelle positività stesse del Pnrr che abbiamo scritto più sopra ovvero: tanti soldi in poco tempo. 

La Eu ha erogato altre tranche di pagamento per l’Italia perché i “milestone” sono stati raggiunti e la parola MILESTONE deve accendere una lampadina: è linguaggio da project manager.

La progettualità, i flussi, le scadenze del Pnrr in ogni suo ambito sono strettissime e per la transizione digitale in generale sono questi:

Grafico 4

Project Managing, questo sconosciuto. 

Ci portiamo dietro anni di progettualità inesistente, risorse più che scarse e poche competenze avanzate, dunque NONOSTANTE l’ottimo lavoro svolto emergono delle criticità non equamente divise sul territorio nazionale, a causa della -sempre presente- ineguaglianza di “potenza di fuoco” delle PA locali. 

Laura riassume in modo efficace e sintetico il GAPvpiù evidente ossia sino ad ora si è ragionato sul “come” e non il “cosa”, tralasciano quasi del tutto anche il “perché”.”   

Si sono aperti e diffusi nuovi servizi, ma premiando la quantità di questi servizi a scapito dell’Impatto e dell’effettivo beneficio alla cittadinanza, un impatto che, in teoria dovrebbe essere scalabile negli anni e portare all’utilizzo semplice ed efficace del servizio stesso. 

Molto spesso i danari vengono erogati (in proporzione) per numero di servizi aperti dalla PA Locale, dimenticando totalmente il resto. 

Certo, se una PAL ha le capacità e competenze per vedere la progettualità di lungo periodo e ragiona secondo parametri di impatto o piani specifici è un conto, ma per farlo cosa serve? 

COMPETENZE, esatto, che mancano o sono diffuse a macchia di leopardo. 

Una UX per tutti.

La “leopardizzazione”, chiamiamola così, del territorio era ed è un fatto conosciuto per questa consapevolezza per un punto della Transizione Digitale si è avuto un approccio diverso che ha cercato e ottenuto di EQUIPARARE i territori, stiamo parlando del primo accesso della cittadinanza alla PA digitale, ovvero i siti dei vari comuni. 

In questo caso è stato fornito un vero e proprio KIT con delle direttive precise e definite a livello centrale di come avrebbe dovuto essere lo sviluppo del sito in termini di User Experience e User Interface. 

QUESTO PERCHÉ? PERCHÉ SI È CERCATO FIN DALLINIZIO UN OUTCOME (RISULTATO) EQUO CHE POTESSE ACCOMUNARE LA CITTADINANZA DI MILANO COME QUELLA DI VIBO VALENTIA, UNA COESIONE TERRITORIALE DIGITALE.  

Ma sulla leopardizzazione torneremo

Quantity over quality?

La quantità ha surclassato la qualità? Ni. 

Partiamo dal presupposto che il Pnrr sta seriamente sparando l’Italia nell’iperspazio e lo sta facendo nel giro di pochi anni, una trasformazione così accelerata che ha fatto sottovalutare la gestione successiva dei progetti.

INVECE DI METTERE AL CENTRO LE PERSONE SI METTE AL CENTRO LA SPESA. Un errore sistemico che poteva essere evitato o aggiustato (e siamo ancora in tempo) considerando altri benchmark o modalità già attive e lavorare per migliorare quelle senza partire, in alcuni, casi da zero e questo vale per il Pnrr in generale.  

UN ALTRO ERRORE È STATO QUELLO DI SOTTOSTIMARE I BUDGET e difatti alcuni obiettivi sono stati rifinanziati e va benissimo, il concetto del chi prima arriva meglio alloggia” però dovrebbe essere superato: il vizio dell’Italia ai click day riduce tutto ad una battaglia all’ultimo colpo di banda larga.

INFINE UNA FELICE (PER LE PAL) DISTORSIONE. Sempre per il concetto dello spendere ad ogni costo del Pnrr, molti comuni si ritroveranno con molti più soldi rispetto a quanti effettivamente potranno servire, un caso più unico che raro -come già abbiamo fatto notare- nella storia repubblicana. C’è solo da capire questi extrabudget dove finiranno. I comuni più virtuosi reinvestiranno sempre nel digitale, altri ne approfitteranno per comprare uno scuolabus, altri chi lo sa. 

Questa situazione sottende a un principio di responsabilità amministrativa e morale che non sempre (mai) è stato applicato in Italia e che ci ha portato spesso a blocchi e impedimenti nell’ottenere e gestire fondi di altra natura. Se vincerà la virtuosità, come sappiamo accadrà, sarà un ottimo esempio per il futuro.

Le risorse, umane e finanziarie sono la chiave di volta.

La criticità delle risorse umane nella PA è diventato un fattore cruciale e decisivo nello sfruttamento delle risorse stesse del Pnrr. 

Come abbiamo visto nella distribuzione delle risorse per la Transizione Digitale le barriere all’ingresso sono state se non abbattute, abbassate. In altri ambiti no e perciò per alcuni comuni può essere problematico accedere ai bandi. 

La situazione è tragica? No. La verità sta nel mezzo. 

La PA arriva da anni di tagli, blocco delle assunzioni, una situazione pachidermica e immobile che ha conosciuto una scossa a ridosso proprio del Pnrr con una riforma – a firma Brunetta– che ha permesso le assunzioni in deroga, che aggiungo nuova linfa alla struttura locale. 

Non è sufficiente, ma ha permesso un avanzamento e allo stesso modo va citata l’assunzione SPECIFICA di 1000 professionisti col compito di aiutare la Pubblica Amministrazione Locale nelle

pratiche per l’aggiudicazione dei bandi del Pnrr ed è di pochi giorni fa la notizia che Cassa Depositi e Prestiti sarà al fianco della PA anche per rafforzare la capacità amministrativa e progettuale di Regioni ed enti locali e favorire l’attuazione degli interventi previsti dal PNRR.  

(Nd.r A novembre 2021 è stato confermato a 1.000 il numero di professionisti da impiegare nelle PA per il Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza. Con il Decreto Legge 6 novembre 2021, n. 152 per l’attuazione del PNRR) .

E non è finita perché un obiettivo del Dipartimento della Funzione Pubblica e del Dipartimento per la trasformazione Digitale è la lifelong education (up-skill e re-skill) delle risorse umane all’interno delle amministrazioni locali, che esegue attraverso diversi progetti, tra cui evidenziamo il Syllabus , il programma di assesment e formazione digitale rivolto ai dipendenti pubblici, nell’ambito del Piano strategico per la valorizzazione e lo sviluppo del capitale umano.

Ri-formare la PA.. Come indica il Dipartimento della Funzione Pubblica, “La partecipazione all’iniziativa non ha costi, né per le amministrazioni, né per i singoli dipendenti. Per le persone, il programma rappresenta una occasione di investimento sul proprio percorso professionale; per le amministrazioni, una grande opportunità di crescita per il loro sistema di competenze organizzative, finalizzata a fornire una risposta sempre più efficace e di qualità ai bisogni dei cittadini”.

Il futuro che ci aspetta

Ad oggi, come abbiamo visto i milestone sono stati raggiunti. 

Abbiamo visto le criticità, le lacune e le distorsioni, ma averne contezza è un passo avanti per comprendere come aggiustare il futuro, un futuro che adesso deve essere gestito da un nuovo Governo e se è vero che fino al 2022 tutto rimarrà identico, nel 2023 il punto di domanda è lecito porlo: su cosa? Sugli obiettivi del Pnrr? No, ma è probabile che venga messa mano alle “execution” e per tutto il resto si vedrà.

Il Nuovo Governo ha suonato l’iconica campanella il 23 Ottobre e nella lista dei ministri non si è vista una descrizione specifica che riguardasse la transizione digitale. Fitto avrà la responsabilità sugli affari europei e il Pnrr, ma verranno poi nominate persone che dovranno strategicamente accompagnare il processo di transizione digitale in corso? Vi lasciamo un articolo di Wired a conclusione del long form.

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