La casa non c’è: una questione strettamente legata al potersela permettere
I dati
L’istat nel suo rapporto annuale ci racconta moltissime cose. Tra queste ci dice dove abitano le persone e con chi, a seconda dell’età. Ci dice che i giovani tra i 18 e i 35 abitano per più del 60% con i/o un genitore. Ci dice infine anche che il 20% delle famiglie paga un affitto. Questo per un quadro generale al quale aggiungiamo anche la spesa media per l’affitto: 414 euro a livello nazionale.
Se siete di Milano probabilmente vi scapperà da ridere. Ma andiamo con ordine. Perché stiamo scrivendo tutti questi dati? Per il Bonus Affitti dedicato ai giovani under 31 che è presente nel testo della legge di bilancio 2022! Il testo prevede una detrazione dall’imposta (ripetiamo, è una detrazione, ok?) lorda pari al 20% dell’ammontare del canone di locazione per un massimo di € 2000 annui per 4 anni.
Per accedere a questa detrazione è necessario avere al massimo 30 anni, avere un contratto di affitto di una abitazione intera o parte di essa (una stanza), tale abitazione deve essere la vostra residenza principale e non deve appartenere ai genitori, in tutto ciò il reddito non deve essere superiore a 15.493,71 euro. Piuttosto di niente è meglio il piuttosto, ma possiamo concentrarci sul diritto dell’abitare? Possiamo chiedere di più? Possiamo dire che i vari bonus al 110% sono fantastici, ma tantissimi, costosissimi dedicati a ha casa e forza e capacità per attrezzarsi a richiederlo? Diciamolo.
Possiamo anche dire chi diamine sposta la residenza in una stanza mentre è fuori sede all’università? O condivide un appartamento con qualcuno? A questo punto chiediamo a voi. Facciamo un sondaggione, estrinsechiamo questa legge!
La casa non c’è.
La questione della casa è strettamente legata al potersela permettere.
È un fatto. Istat dice che la maggior parte della popolazione tra i 18 e i 35 anni vive a casa con i genitori. In questo cluster è facile metterci lo scibile umano: studenti, lavoratori con contratti casuali, partite iva, disoccupati, neet.
Secondo Alessandro Rosina, demografo dell’Università Cattolica e coordinatore scientifico dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo:
«Se vent’anni fa quasi il 50% di chi viveva con i genitori diceva “sto bene così, ho la mia libertà”, ora è solo il 20% che rimane per scelta, mentre la grande maggioranza ha difficoltà ad ottenere un reddito adeguato e continuativo per accedere ad una casa e sostenere le spese quotidiane».
Politiche serie sul diritto ad avere una casa, al di là del mero aspetto economico, sarebbero da studiare con attenzione. Perché? Perché il mondo è cambiato. Le generazioni da fine anni Settanta ad oggi difficilmente sognano o possono sognare un lavoro a vita. Gli innumerevoli studi sociali lo dicono oramai da tempo, il mercato del lavoro è diverso, il lavoro è diverso, Aris Accornero lo scrisse già nel 1997 con il suo volume – mitico – Era il Secolo del Lavoro.
“Si tratta di accettare, al posto del Lavoro, un universo di lavori, flessibili, precari, con un rimescolamento dei profili e delle carriere professionali, determinato dai nuovi mercati in cui si troverà lavoro, e con tutele sindacali che proteggano il lavoratore quando si mette sul mercato non quando ha trovato il posto, sostituendo ai patti sui diritti patti sui reciproci interessi. Per poter difendere quel che è difendibile”
Casa e lavoro, però, rimangono un connubio indissolubile. Lo è sempre stato.
Quanti villaggi operai esistono in Italia? Ricordiamo la visione di Olivetti ad Ivrea.
Ora si è frammentato il lavoro e la casa, a mano a mano che avanzano le generazioni, diventa sempre più un sogno. Una casa, una famiglia, figli…e chi li fa più, i figli? La casa non c’è.
Il secolo del lavoro è morto e sepolto, ma vive e vibranti rimangono tutte le distopie del capitalismo brutto: la gentrificazione, la precarietà…etc. Quella rete di welfare che esisteva nel 900, le cooperative, per esempio, le cose belle del secolo del lavoro fermamente legate alla dignità umana, alla crescita della persona sono letteralmente evaporate e ora ci troviamo a parlare di uno sconto sulle tasse per quattro anni, nulla di strutturale. Ma perché tocca sempre questa visione corta?
La casa diversa.
Le politiche sulla casa hanno il dovere di immaginare e spingersi più in là, costruire il futuro. È possibile? Sì. È necessario essere trasversali e andare a sfruttare al meglio il meraviglioso kow how del nostro tempo. Esempi? La città solare di Linz in Austria. Un progetto voluto dall’amministrazione della città. “I terreni di proprietà comunale sono stati dati in concessione, a prezzi contenuti, a 12 società di sviluppo non-profit che hanno realizzato i comparti edilizi, con un margine di guadagno massimo pari al 3%, e hanno goduto di finanziamenti a tassi di interesse agevolato. L’operazione, concertata fra progettisti e municipalità, è riuscita ad ottenere un alto livello di confort abitativo con investimenti contenuti e armonizzando il consumo, la produzione e lo sfruttamento dell’energia.” (Fonte Giordana Castelli). L’edilizia sociale ha la possibilità di essere “game changer”. Gli investimenti in questo senso potranno essere un volano importante a livello ambientale, sociale ed economico. Il caso di Linz non è l’unico, anche Amsterdam con IJ Burg, dà il suo contributo, ma la differenza rispetto al passato del “social housing” qual è? Semplice, trasversalità. I nuovi edifici residenziali sono immaginati per far coesistere persone dal reddito diverso; funzionano come contenitori di due realtà: da un lato le residenze per il libero mercato e dall’altro le “subsidized houses”. Il punto è che la “gentrification” e la speculazione edilizia votata alla super rendita, spinge sempre più fuori dal centro anche il così detto ceto medio, la combinazione di lavoro frammentato, aumento di affitti (e prezzi a metro quadro), la precarietà, la difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro, ed altre amenità di questo tipo tipiche del secolo odierno colpiscono una fetta della popolazione differente rispetto al passato. Un’opportunità per ridisegnare le città in un’ottica di economia circolare, sostenibile, visionaria. Altri esempi sono: Sociopolis a Valencia e Hammarby Sjostad a Stoccolma. In Italia? Aria. Il progetto di riqualificazione dell’area dell’Ex Macello a Milano. Un’opportunità in una città sempre meno accessibile a livello abitativo, ma che, ad onor del vero, sta cercando soluzioni; anche politiche.
Il Sondaggio You Socialist
Chiudiamo il nostro articolo, lasciandovi una gallery dove riportiamo i risultati del nostro sondaggio del 15 Dicembre 2021 – su 150 partecipanti – relativo alla condizione dell’abitare.
NEWSLETTER
YouSo Talk:
non una semplice newsletter.
Con YouSo Talk proporremo in anteprima le interviste (video e non), i racconti, le esperienze dei Rebels e di YouSo, ma anche long form e contenuti extra. Se pensi anche tu che ogni tanto sia importante prendersi dieci minuti per rimanere in ascolto, prendi il tuo biglietto per gli YouSo Talk, ti basta solo compilare il form.