Il grande protagonista dell’attualità.
Il Gas. Il grande protagonista dell’attualità. Ma si fa presto a dire gas naturale, quanti ne esistono? Il Gas, come il petrolio, è un idrocarburo e quindi la sua composizione è variabile e sensibile alla zona di estrazione e i principali gas naturali sono: Metano, Butano, Propano ed Etano. Il più usato per far funzionare le centrali termiche di riscaldamento, banalmente le nostre caldaie, è il metano mentre butano e propano sono gas che si trovano più facilmente nelle bombole Gpl.
Il Gas naturale è il “carburante” che accende, letteralmente, la maggior parte del continente europeo e dove per accendere intendiamo non solo il riscaldamento, ma anche e soprattutto la luce: il gas naturale attraverso le centrali termoelettriche, produce energia elettrica e ci serve davvero molto, perché comparato a petrolio e carbone è quello che produce meno gas serra: per cui non è importante solo per riscaldarci, ma anche per fornirci quei Gigawatt che servono per far andare avanti tutto. Il gas naturale è sempre stato importante per l’Italia, la sua diffusione si è avuta a partire dagli anni ’50 e negli ultimi anni la quantità delle centrali termoelettriche convertite a gas naturale (da olio o carbone) è non solo aumentata, ma è necessaria nell’ottica di una programmazione energetica che tenga conto degli obiettivi di decarbonizzazione europei che l’Italia ha recepito e messo in atto. Il Gas naturale è dunque una fonte fossile propedeutica alla transizione verde, perché? È un tassello fondamentale di quello che viene definito Capacity Market, il mercato della potenza, ovvero? Sono quegli impianti che intervengono quando non c’è né sole, né vento e pertanto sono al fianco degli impianti “a rinnovabili”, pronti a erogare megawatt ora in breve tempo qualora il meteo non aiutasse. Lo scopo è mantenere la continuità di erogazione dell’energia nella rete elettrica. Quindi: da una parte le centrali a metano di presuppone diminuiscano o vengano depotenziate, ma dall’altra si costruiscono, in ogni caso pare che al gas non si possa rinunciare, ma il gas -come stiamo vedendo in questi giorni- è diventato un affare sempre più complesso. Ne usciremo?
Gas: divide et impera.
Abbiamo capito che il gas ci serve e servirà. Una transizione energetica sostenibile è un percorso verso un sistema energetico ad alta efficienza gestito per bilanciare costi, rischi e benefici ambientali e sociali in modo tale che il passaggio da un modello a un altro sia considerato sostenibile e la sostenibilità non è solo ambientale, ma omnicomprensiva. I costi economici della transizione non possono finire sulle spalle dei cittadini, altrimenti la coesione necessaria verso la transizione stessa, vacilla. Questo è un punto cruciale da tenere a mente e lo sanno bene anche a Bruxelles perché l’obiettivo della Eu non è sono la decarbonizzazione, ma anche mantenere le bollette a costi accessibili.
La dipendenza dal gas russo è una questione che è sul tavolo da tempo, la guerra ha accelerato la decisione europea di prendere vie alternative. Perché? Per farlo dobbiamo tornare al 2021, un anno terribile per il gas sotto molti fronti, ma se non lo facciamo non è possibile capire il macello nel quale siamo finiti, un macello che ritroviamo nelle bollette ed è bene andare piano e capire.
2021 non ci manchi: Perché il prezzo del gas è diventato stellare? Alcuni indizi
- Inverno inaspettatamente più lungo
- Maggiore richiesta di elettricità per far fronte al periodo post pandemico
- Maggiore richiesta per scarse performance dell’eolico
- Chiusura di power plant a carbone
- Il progressivo esaurimento dell’estrazione europea (Paesi Bassi) e la chiusura per manutenzione degli impianti Uk e Norvegesi.
Questi fattori hanno fatto schizzare la richiesta di gas e alzare i prezzi, prosciugando o quasi le riserve.
A questo punto è bene ricordare che il prezzo del gas è affidato al mercato, esattamente come per il petrolio la sua componente finanziaria è altissima, troppo. Come si forma il suo prezzo sul mercato? Qui > un articolo molto completo.
Come sappiamo la Russia/Gazprom fornisce 1/3 del fabbisogno di gas europeo, eppure nel 2021 non ha deciso di aumentare la produzione per due motivi politici:
- La previsione di nuovi accordi trentennali di fornitura alla Cina -chiusi il 4 Febbraio 2022- e che verranno pagati in euro (approfondisci qui)
- subdole pressioni per attivare il gasdotto NordStream 2
un motivo contrattuale:
- Gazprom ha deciso di onorare maggiormente i contratti di lungo periodo (pipeline Turco) e in Europa per il normale fabbisogno e non mettere altro gas per gli stock e per il mercato spot (compravendita immediata)
Fonte: Il Post
un motivo interno:
- come tutti gli altri Paesi, la Russia ha vissuto le stesse turbolenze e il gas serve anche a loro: sia per il fabbisogno, sia per lo stoccaggio.
Gazprom ha un potere contrattuale molto grande nell’Unione Europea (paper > QUI) grazie al più classico dei pattern: Divide et Impera.
Potete vedere il livello di flusso di gas Gazprom da 4 pipeline lungo tutto il 2021. Il Nord Stream fornisce circa 160.milioni di metricubi (per cm) al giorno. In totale sono 40 i miliardi di metri cubi annui che fornisce alla Eu.
Con il conflitto in Ucraìna la faccenda si fa ancora più complessa.
Abbiamo puntato sul gas come “idrocarburo di transizione”, ma se il gas persiste a essere così caro diventa tutto più difficile soprattutto da un punto di vista politico e umanitario, non è più SOSTENIBILE.
Nel dicembre del 2021 abbiamo ascoltato i commissari Timmermans e Simson svelare i nuovi progetti della commissione per facilitare anche l’abbandono del gas naturale entro il 2049, puntando su i così detti “low carbon gasses” come il biometano e l’idrogeno soprattutto per quelle centrali termoelettriche che si “accendono” in caso di condizioni meteo avverse. Quindi la domanda cruciale è “Come facciamo a tenere in piedi tutta la baracca?”
La transizione ecologica non può avere dei costi sociali e per mantenere la barra dritta non possiamo neppure foraggiare con svariati miliardi di euro genocidi come quello che abbiamo visto accadere a Bucha.
Nella complessità che abbiamo appena sfiorato studiando questo argomento noi di YouSo, ci siamo resi sempre più conto che gli idrocarburi non sono SOLO fonti energetiche che hanno avvelenato l’ambiente anno dopo anno, sono più o meno strumenti del demonio con un grande potere politico, pertanto e per proprietà transitiva anche la questione ambientale è una questione politica e la sicurezza energetica è garantita da una diversificazione che mette insieme non solo le politiche energetiche, sociali ed economiche ma anche e soprattutto la politica estera.
Enrico Mattei. Quando eravamo Re.
A questo punto è impossibile non pensare al lavoro di Enrico Mattei e vale davvero la pena ricordare il l’incessante lavoro energetico e politico che ha saputo strategicamente (e ripetiamo: strategicamente) fare in Italia e per l’Italia a partire dal Dopoguerra. Mattei, ad un certo punto è stato in grado di connettere così tanto la questione energetica alle relazioni internazionali, che non si muoveva una foglia senza il suo consenso.
Mattei sfidò lo strapotere coloniale delle 7 Sorelle, la Storia senza di lui potrebbe essere molto diversa e sta di fatto che un paese senza petrolio come l’Italia riuscì negli anni a costruire l’impensabile, che ci piaccia o no: l’Eni. La sua visione era legata all’indipendenza energetica dell’Italia, Mattei aveva ben chiaro il potere dell’energia e per averla e distribuirla fece carte false. I primi metanodotti li dobbiamo a lui, ma a lui dobbiamo anche la costruzione di quella che oggi chiameremmo “Brand Identity” italiana nel Mediterraneo e nel Medio Oriente, Mattei ebbe fitti rapporti con l’allora Persia (Iran) e non si fece problemi ad appoggiare l’indipendenza Algerina dai francesi, ad Algeri c’è un giardino intitolato a suo nome oltre al gasdotto che porta il metano dalle coste africane alle nostre case.
What if …
What if Mattei non fosse morto tragicamente? Non lo sapremo mai. Ma quello che possiamo fare è guardare ciò che ha fatto e prenderne esempio. Mattei aveva una visione bene precisa che lo ha portato, per il bene del paese, a tirare spesso la corda, a tessere alleanze, a sfidare interessi impensabili, a costruire in modo strategico e puntuale come rifornire il Boom economico. Di fronte a un cambiamento epocale serve sempre coraggio e la transizione ecologica è un cambiamento epocale, ma non è un salto, è un percorso necessario e cruciale che non può avere costi sociali. A quasi 60 anni dalla sua morte dobbiamo ricordarci come lavorò Mattei: visione strategica, innovazione e un’incrollabile fiducia nel futuro e nei giovani. Chiediamoci se siamo a questo punto o no. Nonostante tutto, non siamo sulla cattiva strada, ma serve mollare gli ormeggi, magari una scelta tragica (in economia si chiamano così) come quella di abbandonare il gas russo, spingerà l’Europa a liberarsi delle zavorre per spingere l’acceleratore nei confronti del suo ambizioso piano di transizione e decarbonizzazione: perché come direbbero i Mandaloriani: questa è la Via. E possiamo farcela.
FONTI E APPROFONDIMENTI:
https://www.ilpost.it/2021/09/23/europa-gas-riserve-prezzo-energia-elettrica/
https://www.ilsole24ore.com/art/la-corsa-centrali-gas-ecco-mappa-48-progetti-italia-AEZ4Vk1
https://www.acer.europa.eu/gas/decarbonisation-of-gas/low-carbon-gases
https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2021/07/L_insensata_corsa_al_gas_dell_Italia.pdf
https://www.bruegel.org/publications/datasets/european-natural-gas-imports/
https://www.ilpost.it/2021/11/07/enrico-mattei-algeria/
https://it.wikipedia.org/wiki/Enrico_Mattei#L’influenza_sulla_politica
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L’avanzata delle rinnovabili e dei modelli sostenibili. – YouSocialist
[…] Abbiamo scritto che tra tutti i combustibili fossili, il gas è l’Eletto nel guidarci nella transizione verde. Il carburante che alimenta le centrali termiche a lato delle centrali a rinnovabili qualora il meteo non collabori (capacity market). Ma ora il gas è un bel problema per l’Europa e lo sarà anche in futuro perché l’obiettivo è farlo fuori: prima ci liberiamo del gas russo e poi anche del resto, il metano è solo “il meno peggio”. Un altro punto cruciale è che questa crisi del gas, non può bloccare la transizione ecologica e il motivo è solo uno: se non lo facciamo, ci estinguiamo. […]