Sappiamo che le donne sono le caregiver per eccellenza, ma chi cura le donne?
Sappiamo che il corpo delle donne è il luogo della guerra, anche quando c’è la pace: guerre ideologiche sul diritto all’autodeterminazione.
Chi possiede il corpo della donna? Le donne? In teoria sì, ma se lo rivendicano o se ne rivendicano la giusta cura, non sempre sono o sono state ascoltate. La medicina, la ricerca, la farmacologia, non sempre sono attente al corpo della donna: la medicina ha lasciato ai margini il dolore specifico delle donne, costruendo modelli e risposte maggiormente orientati sull’uomo: è un fatto, come è un fatto che terapie e cure con relativi esiti divergono in relazione al genere. Questa giornata la vogliamo dedicare alla salute del corpo delle donne e a quanto ancora, nel XXI secolo, c’è da fare per imparare a riscoprirlo nella sua differenza e peculiarità.
Medicina di genere.
Si chiama Medicina di Genere, si legge equità poiché la salute non è un campo neutrale e la medicina ha – nella sua storia – sempre riflesso il panorama culturale nel quale le conoscenze scientifiche nascevano; pertanto, il “corpo” non può essere scisso dalla tessitura sociale e dai ruoli imposti nelle società che la produce. Medicina di Genere significa avere un approccio interdisciplinare alla medicina, traversale a tutte le specialità, e il suo studio incide sull’influenza del sesso e del genere nella fisiopatologia, nella sintomatologia, nella patologia dell’individuo. Tener conto delle differenze di genere significa poter adottare misure di contrasto delle disuguaglianze economiche e sociali presenti anche nelle diverse aree geografiche e che sono destinate a creare condizioni di disparità. Significa dunque porre attenzione alla persona per quello che è, la medicina diventa interstiziale, il welfare diventa interstiziale e soprattutto spinge ad un cambio culturale profondo, un cambio che è stato promosso dai movimenti per la salute delle donne e che, come spesso accade, si allarga al benessere della società tutta.
In questo contesto anche l’Italia ha attivato il suo Piano Nazionale per l’applicazione e la diffusione della Medicina di Genere e ci aspettiamo che malattie fortemente invalidanti fino ad oggi totalmente ignorate come vulvodinia, neuropatia del pudendo, fibromialgia, endometriosi e dolore pelvico vengano riconosciute dal servizio sanitario nazionale: significa diritto alla salute e al benessere della donna, lo stesso principio che ha mosso la battaglia alla Tampon Tax, significa diritto alla cura, diritto al lavoro, diritto ad una vita degna senza più ritardi nella diagnosi e al relativo trattamento e dal punto di vista umano significa garantire un sollievo a un dolore cronico.
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