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GenZ e Millennials per un obiettivo comune: combattere la disoccupazione facendo bene alle comunità e all’ambiente.

Secondo il report di Deloitte: Global 2022 GenZ & Millenial Survey le problematiche delle quali più si preoccupano maggiormente le nuove generazioni sono: il costo della vita e il cambiamento climatico. La lista poi varia a seconda delle generazioni, ma non di moltissimo perché disoccupazione, salute mentale e sicurezza di genere e personale seguono subito dopo. La ricerca, nella sua globalità, evidenzia da una parte una financial anxiety e dall’altra la determinazione di perseguire in uno stile di vita sostenibile per l’ambiente e non solo, e questo pattern interessa 14,808 GenZs e 8,412 millennials in 46 paesi.

Report di Deloitte: Global 2022 GenZ & Millenial Survey
Report di Deloitte: Global 2022 GenZ & Millenial Survey

Ciò che ci interessa sottolineare è che il sentiment e la realtà tra le generazioni più giovani è comune: la lettura della realtà, i dati, le ricerche ci aiutano a capire bene che certe trasformazioni e preoccupazioni non sono solo un fenomeno nazionale o locale, ma accomunano. I problemi sono condivisi, la lettura del mondo, di ciò che accade è imprescindibile per comprendere quali possono essere le politiche e le soluzioni migliori a livello locale considerando le dinamiche globali e, nel nostro nostro caso, europee.

Ma non solo. La ricerca ci aiuta capire che queste problematiche sono correlate tra loro. Combattere la precarietà del lavoro, garantire un lavoro degno, equo e paritario non esclude che il lavoro stesso debba avere cura dell’impatto che ha sull’ambiente in generale e sulle persone nello specifico: il lavoro e le condizioni del lavoro devono, oggi, rispondere contemporaneamente a più bisogni e necessità materiali, fisiche, mentali e ambientali.

Le economie moderne affrontano un noto paradosso.

Soffrono alti livelli di disoccupazione e precarietà (anche giovanile), mentre un numero incalcolabile di bisogni sociali e ambientali rimane insoddisfatto. Lo si legge nel policy brief A Job Guarantee For Europe recentemente rilasciato da Feps. Nel paper l’approccio più che interessante è il seguente: la “Garanzia Lavoro” è un programma permanente, finanziato a livello federale (con il fondo Sure per esempio) e amministrato localmente che ha come scopo la creazione di opportunità di lavoro degno offrendo occupazione in quelle aree dove i bisogni sociali sono insoddisfatti e dando priorità ai servizi di assistenza (care economy) e ambientali.

La precarietà del lavoro e la disoccupazione sono distribuite in modo disomogeneo tra la popolazione, e colpiscono in particolare i giovani, le donne, le persone non bianche e le famiglie a basso reddito. Questo accade in condizioni di mercato normali, ma si aggrava in caso di turbolenze e recessioni.

Certo la disoccupazione viene normalmente mitigata da vari programmi di sostegno al reddito, ma queste misure da sole sono inadeguate per creare posti di lavoro, mentre un programma di occupazione diretta a salari dignitosi sarebbe più efficace nella stabilizzazione dell’economia locale producendo effetti positivi sul lungo periodo per le persone e la comunità.

Un meccanismo di questo tipo aiuterebbe anche a disincentivare il lavoro povero, il lavoro nero e varie e svariate pratiche scorrette in sostanza un programma statale di creazione diretta di posti di lavoro fornirebbe una rete di sicurezza per l’occupazione nei momenti positivi o negativi con vantaggi economici, sociali, personali, ambientali e di comunità.

Un sogno? No, in Francia è stato implementato un programma di questo tipo chiamato “zone a disoccupazione zero”. Implementato in alcune municipalità ha portato ad impiegare 800 persone e aiutato 11 aziende.

Altri due vantaggi di questo programma? Il fatto che non si hanno dubbi su un salario minimo garantito e né sulla garanzia di un contratto di lavoro con tutte le protezioni del caso.

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