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Tirocinio e occupazione giovanile al Nord Est.

Dai dati Anpal, abbiamo capito che la maggior parte dei tirocini avviene nel Nord Ovest e nel Nord Est italiano, ma le due aree sono differenti. Per questo abbiamo chiamato i nostri amici GD Venezia che abbiamo incontrato quest’estate a Mestre, mentre erano in piazza impegnati proprio per la campagna di sensibilizzazione su questo tema. 

Nel Nord Est esistono grandi poli universitari che chiaramente richiamano studenti da tutta Italia e, proprio in città come Padova, Venezia e Trieste, si ha più concentrazione di tirocini legati al terziario. Differente è la situazione se si considera l’industria o l’agricoltura, settori nei quali è più facile trovare l’apprendistato come contratto di entrata nel mondo nel lavoro, una realtà che si ritrova nel Nord Est così come in altre aree del Paese.  

Il caso di Venezia.

Ma parliamo di Venezia. Venezia è una città universitaria, anche se fa finta di non esserlo: Cà Foscari conta 22mila studenti impegnati in diverse discipline ed è certamente una delle università più affascinanti al mondo. Come ogni università attiva stage curricolari in vari ambiti, a Venezia molti tirocini li assorbono le aree culturali e le Belle Arti. 

Avere un corpo studentesco che scorrazza tra le calli è una grande opportunità per una città che conosce il dramma dello spopolamento nel centro storico… o meglio, sarebbe una grande opportunità se i tirocini si trasformassero in lavoro e se gli stessi venissero pagati in modo degno. 

Un tirocinio extra curricolare in Veneto viene pagato intorno ai 450 euro, a Venezia una stanza – brutta – costa sui 600€ e già così è chiaro che non ne vale la pena, ma il punto è che nessuno fa nulla per cercare di far rimanere nel centro storico studenti e giovani: Venezia non è attrattiva oltre a essere estremamente difficoltosa. Su 10 studenti, ne rimangono 1 o 2 quando va bene. Considerate le immense potenzialità di Venezia dal punto di vista intellettuale, culturale, e anche emozionale, se il tirocinio funzionasse davvero e se si trasformasse in un contratto, potrebbe darsi che il numero di chi decide di rimanere, aumenterebbe. Sono supposizioni che abbiamo fatto con Sara Arco dei GD Venezia, il gioco del What if, ma non troppo lontane dalla realtà. 

Combinare insieme istituzioni, strategie e visioni potrebbe se non risolvere, quanto meno attenuare la problematica dello spopolamento di una città storica come Venezia, significherebbe ridarle un’anima, la sua anima fuori dagli schemi. L’università, la comunità imprenditoriale, la politica avrebbero nei tirocini (fatti bene) uno strumento straordinario nel mantenere in città nuove competenze, i classici “cervelli”. In più, il fatto che i tirocini siano di competenza della Regione garantisce flessibilità nel calibrare la regolamentazione a seconda di bisogni e necessità specifiche. 

Una visione coesa, funzionale, contemporanea fondata su nuove competenze e innovazione, darebbe una spinta per rallentare la disneyficazione di Venezia?

Non abbiamo la sfera di cristallo, ma può essere che qualcosa accada. Questo lungo ragionamento ci aiuta a comprendere i “side effects” positivi in relazione alla possibilità o meno dei giovani di entrare in un modo degno nel mondo nel lavoro, potrebbe voler dire mettere le basi per dare un nuovo impulso a territori immensamente attrattivi solo sulla carta. Venezia, è assurdo scriverlo, ma non è attrattiva, spolpata dal turismo insostenibile, mangiata viva, La Serenissima non se lo merita. Lo sguardo deve rivolgersi alle nuove generazioni perché a questo punto è sopravvivenza. 

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