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Le capacità e le abilità che accompagnano e determinano la nostra esistenza, si formano nei primi anni di vita.

Le capacità e le abilità che accompagnano e determinano la nostra esistenza, si formano nei primi anni di vita. Allo stesso modo si formano le ineguaglianze. Povertà, emarginazione ed esclusione sociale hanno un impatto negativo sugli stimoli dei bambini, è così che si forgiano le disuguaglianze, le quali hanno una caratteristica: si accumulano. Le disuguaglianze vissute da una generazione influenzano le opportunità di vita di quella successiva: le disuguaglianze si ereditano. È un circolo vizioso le cui conseguenze si ripercuotono sulla società stessa.

Esiste una pozione magica per rompere questo circolo vizioso che interessa non solo i Paesi più poveri o in via di sviluppo, ma anche il Primo Mondo, e si chiama SCUOLA.

Vale la pena ricordare che le persone a rischio di esclusione sociale in Italia sono il 25% della popolazione (fonte Eurostat 2021) e tra questi il 29,7% ha meno di 18 anni e il 28,1% son famiglie con bambini e vale ancor più la pena ricordare l’articolo che abbiamo scritto sui Neet QUI. Mettere insieme questi dati e queste problematiche è doveroso perché sono accomunate dalla stessa medesima radice che ha un nome: Welfare.

La scuola è un antidoto potente alle ineguaglianze. Questo articolo è tratto dallo studio del Paper Toward a Child Union (Feps) uno studio visionario che mette al centro l’infanzia e tutto ciò che è possibile fare per tutelarla agendo sulle diseguaglianze al fine di crescere generazioni libere di scegliere.

I fatti e i dati dicono che quando i bambini vanno a scuola, fin dall’anno di vita, hanno la possibilità di acquisire capacità e competenze che si porteranno dietro per tutta la vita. Ovviamente, DEVE essere garantito l’accesso alla scuola in ogni territorio, anche quelli più remoti e difficili e allo stesso tempo l’insegnamento e le strutture devono essere di qualità, tarate su bisogni e le competenze del XXI secolo, perciò, l’aggiornamento e la cura per chi insegna deve essere prioritaria.

Un modello di questo genere in Italia lo abbiamo ed è OVVIAMENTE Reggio Emilia, un modello di eccellenza totale con al centro il futuro dell’infanzia che abbiamo sotto gli occhi da decenni oramai.

Ma la scuola è un tassello -grande- di un puzzle più complesso. Costruire un sistema che abbia al centro il futuro dei bambini e le bambine non si ferma alla scuola, deve poter garantire che le loro mamme lavorino, che i genitori abbiano equi congedi parentali, un salario degno, una casa degna e possibilmente anche un “reddito universale” per i bambini.

I bambini e le bambine sono il cuore del cambiamento, ma dobbiamo dare loro gli strumenti giusti.

Secondo il World Economic Forum per sopravvivere nel XXI secolo ci servono 16 abilità.

Economisti e neurologi ci dicono che queste abilità si formano in tenera età, prima di entrare nella scuola primaria. Ed è per questo che la prima infanzia è considerato un periodo cruciale in cui lo sviluppo delle connessioni cerebrali, che sono alla base del l’apprendimento delle principali abilità cognitive e socio-emotive, sono al loro massimo. Queste abilità non sono rilevanti solo per trovarsi un lavoro nel futuro, sono IL punto di partenza del processo di emancipazione e la base per la costruzione di una resilienza collettiva.

Early Children Education Dati

Andare a scuola presto poi riduce il tasso di abbandono scolastico, aumenta la possibilità di accedere ad una istruzione superiore e di accedere a lavori più qualificanti. In sostanza, una scuola preprimaria universale, accessibile, di qualità ha la capacità di mantenere benefici nel lungo periodo ed essere un efficace mezzo per prevenire l’abbandono scolastico, per esempio.

È ovvio che per fare tutto questo servano dei danari. Ma non sono un costo, sono un investimento gigantesco. Eurostat dice che nel 2018 poco più del 20% dei bimbi aveva accesso al nido (0-3), lo sappiamo e abbiamo sempre -giustamente- rivolto lo sguardo alla necessità dei genitori che lavorano, una visione forse miope e certamente “antica” che non mette l’infanzia al centro.

Lavorare in senso europeo verso una Unione per l’Infanzia è una grandissima visione e un necessario progetto per il futuro, un futuro più giusto.

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