Nei confronti delle generazioni più giovani.
Qualche giorno fa la notizia che il 51% dei quindicenni sarebbe analfabeta funzionale ha rotto l’internet.
Peccato che non fosse corretto o meglio, forse è anche peggio. La scuola è SICURAMENTE e lo scriviamo in maiuscolo, l’area che insieme alla sanità ha risentito in modo epico della pandemia e ci pare giusto analizzare i dati e confermare che esiste una bias enorme quando si parla di educazione e di competenze delle generazioni più giovani.
Per noi è lo spunto per tornare a ragionare sui dati, sui divari, le ineguaglianze e le difficoltà. I dati ci aiutano a interpretare la realtà e per distruggere i bias…servono i dati.
Siamo andati a recuperare il report i Feps sulle 4 Italie. Di questo report abbiamo ricontrollato i valori più attinenti all’educazione.
Sappiamo che l’Italia non è geograficamente omogenea per ciò che riguarda le opportunità di vita, ma questa mappa delle diseguaglianze dà una misura scientifica e matematica del divario e lo fa presentando i dati delle tre Italie e dei tre Mezzogiorno, poiché la differenza tra alcune aree è davvero importante.
Regioni ad alto tenore di vita con rischio di esclusione sociale (10 province; 11,8 mio. di abitanti)
- la % di NEET ovvero i giovani che né studiano né lavorano: 17,1
- la % di laureati: 33,3
- la copertura della banda larga: 70,9
Dinamiche regioni urbane e ricche periferie del Nord (35 province; 20,1 mio. di abitanti)
- la % di NEET ovvero i giovani che né studiano né lavorano: 15,9
- la % di laureati: 29,1
- la copertura della banda larga: 59
Stabili regioni centrali, «ponte» tra Nord e Sud (31 province; 9,8 mio. di abitanti)
- la % di NEET ovvero i giovani che né studiano né lavorano: 17,8
- la % di laureati: 28,1
- la copertura della banda larga: 59,3
Mezzogiorno 1 Regioni «ponte» con maggiori prospettive economiche (11 province; 4,5 mio. di abitanti)
- la % di NEET ovvero i giovani che né studiano né lavorano: 22,1
- la % di laureati: 25,8
- la copertura della banda larga: 65
Mezzogiorno 2 Regioni arretrate con possibilità di sviluppo (7 province; 3,5 mio. di abitanti)
- la % di NEET ovvero i giovani che né studiano né lavorano: 28,3
- la % di laureati: 20,2
- la copertura della banda larga: 70,5
Mezzogiorno 3 Regioni dipendenti che contano molto sulle risorse naturali e culturali (20 province; 12,6 mio. di abitanti)
- la % di NEET ovvero i giovani che né studiano né lavorano: 35,8%
- la % di laureati: 19%
- la copertura della banda larga: 82,3
A questo scenario aggiungiamo i dati Istat appena pubblicati nel BES 2021 e scopriamo che:
- l’Italia ha una % di laureati che è inferiore a quella europea ANCHE nelle regioni più affluenti. A chi e a cosa serva la seconda laurea è per noi un mistero, certamente una conquista per pochissimi.
- Nell’anno scolastico 2020/21 i ragazzi e le ragazze della classe terza della scuola secondaria di primo grado (i quindicenni) che NON hanno raggiunto un livello di competenza almeno sufficiente sono il 39,2% per le competenze alfabetiche e il 45,2% per quelle numeriche. In alcune regioni del Mezzogiorno i valori dell’indicatore evidenziano situazioni di forte criticità con più del 50% dei ragazzi insufficienti nelle competenze alfabetiche (in Campania, 54,1%; Calabria 59,2%; Sicilia 52,8% e Sardegna 56,9%) e più del 60% delle ragazze insufficienti nelle competenze numeriche (in Campania 64,3%; Calabria 68% e Sicilia 63,3%). Dove Campania Calabria e Sicilia sono per noi le regioni Mezzogiono 3, Sardegna Mezzogiorno 2
- Nell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado (quindi le superiori) sono 44 ogni 100 gli studenti che nel 2021 non raggiungono un livello sufficiente nelle competenze alfabetiche (+9,3 punti percentuali rispetto al 2019) e 51 ogni 100 quelli che non raggiungono livelli sufficienti in quelle numeriche (+9,2 punti percentuali rispetto al 2019).
Qui il link > ISTAT.
Se percentuali così elevate di giovani NON raggiungono le competenze sufficienti, se abbandonano la scuola esplicitamente (Neet) o implicitamente (rimangono in classe senza fare nulla), se il divario tra regioni è così importante, di chi è la colpa? Degli studenti? Troppo facile.
Prendersi cura dell’educazione è da sempre una faccenda degli adulti e l’educazione, il suo sistema, come viene erogato e gestito è sintomo della CURA che le generazioni più vecchie hanno di quelle più giovani e questa cura si supporrebbe essere universale e garantita dallo Stato a tutti e in equa misura.
Non essere in grado di garantire livelli sufficienti di competenze significa letteralmente depotenziare o sradicare le opportunità di vita delle generazioni più giovani.
Significa allargare ineguaglianze già presenti e crearne altre.
Sappiamo che il rapporto Pisa ha già previsto una drastica discese delle competenze a livello globale, ma in Paesi dove già si partiva traballanti -come in Italia- come faremo a risolvere e colmare questi nuovi gap?
La risposta giusta è questa, non possiamo permetterci di perdere un altro minuto di competenze.
Il futuro di un Paese lo si costruisce con l’educazione, inclusiva, eterogenea, diffusa, digitale, di qualità. Il punto degli obiettivi SDG’s è proprio l’educazione, l’educazione è un potente mezzo per fuggire alla povertà e che non si dica che in Italia non esiste un problema di marginalizzazione e vulnerabilità stando ai dati delle 4 Italie.
Per cui la discussione sugli studenti e sui giovani dovrebbe liberarsi dei bias e caricarsi di dati, che esistono e urlano. Poi il resto non lo possiamo fare noi da soli, ma i policymaker e la comunità: per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio, ah già…in effetti e come sempre, possiamo fare qualcosa.
Ma da dove partire? Ciò che si potrebbe fare è proprio rendere attrattivo il mestiere dell’insegnare, renderlo appetibile e non solo una missione personale (che spesso accade) o un ripiego tra altri (accade anche questo). Abbiamo chiesto un contributo alla nostra rebel Valentina Chindamo
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